IL RISVEGLIO DEL CADUCEO DORMIENTE: la vera genesi dell'Homo sapiens

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VIDEO SINOSSI DELL'UOMO KOSMICO

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Con questo libro Marco La Rosa ha vinto il
PREMIO NAZIONALE CRONACHE DEL MISTERO
ALTIPIANI DI ARCINAZZO 2014
* MISTERI DELLA STORIA *

con il patrocinio di: • Associazione socio-culturale ITALIA MIA di Roma, • Regione Lazio, • Provincia di Roma, • Comune di Arcinazzo Romano, e in collaborazione con • Associazione Promedia • PerlawebTV, e con la partnership dei siti internet • www.luoghimisteriosi.it • www.ilpuntosulmistero.it

LA NUOVA CONOSCENZA

LA NUOVA CONOSCENZA

GdM

domenica 27 dicembre 2009

GIZA COVER UP







L'egittologo leader in Egitto, il dottor Zahi Hawass (neo vice-ministro della cultura), ha rivelato che un gruppo di scavo sotto la sua direzione sta indagando una tomba antica, che è stata al centro delle dichiarazioni di una presunta scoperta di un mondo sotterraneo sotto le Piramidi di Giza.
Questo è un annuncio sorprendente per diversi motivi, non ultimo che il "presunto" sistema di grotte è già stato esplorato e fotografato dallo scrittore ed esploratore britannico Andrew Collins. Nel mese di agosto 2008, Collins ha annunciato di aver riscoperto l'ingresso ad un sistema di grotte inesplorate, e vi è entrato attraverso una tomba misteriosa diverse centinaia di metri ad ovest della Grande Piramide. Forse era il modo in cui Collins aveva scoperto la grotta, che ha causato la polemica.
Molte osservazioni sono state effettuate sulle tre piramidi della piana di Giza, che appaiono leggermente disallineate. Non sono su una linea retta. Essendo ammirati dalla precisione matematica degli antichi egiziani, i ricercatori si sono chiesti il perché. Così, quando nel 1993 Robert Bauval e Adrian Gilbert nel loro libro best-seller "Il Mistero d'Orione" hanno identificato le tre stelle della cintura d'Orione, come corrispondenti alle posizioni delle Piramidi di Giza, la teoria è stata accolta con cauto entusiasmo. Non tutti erano convinti da tale teoria.
L'allineamento non era "perfetto", ma era abbastanza vicino per molti egittologi. Ma non per Andrew Collins.
Collins ha scoperto un altro gruppo di stelle nella costellazione del Cigno, che ha trovato corrispondere con la stessa perfezione che era il marchio di fabbrica degli Egizi. Sovrapponendo le stelle del Cigno alle tre piramidi poteva vedere che una stella, Deneb, non era allineata. Ci doveva essere qualcosa - una piramide o tempio – ma non c'era niente. Forse il tempo l'ha distrutto? Forse è stato sepolto? O forse era un segno che qualcosa era sotto l'altopiano, in attesa d'essere scoperto.
Collins poi ha trovato indizi lasciati nelle memorie di due secoli fa, dal diplomatico ed esploratore britannico Henry Salt. Salt ha scritto che, nel 1817, lui e l'esploratore italiano Giovanni Caviglia aveva indagato le "catacombe" di Giza per una distanza di "parecchie centinaia di metri" prima di entrare in una "grande" camera. Questa camera era collegata a tre altre di uguali dimensioni, da cui partivano vari passaggi labirintici, uno dei quali in seguito esplorato dall'italiano per una distanza di "altri cento metri".
Collins ha deciso di cercare queste grotte nella zona in cui la stella indicata del Cigno sarebbe stata allineata, in relazione alle tre piramidi. Ha scoperto una serie di catacombe, come Henry Salt aveva descritto, ma nessun segno di grotte. Poi, mentre stava per lasciare il sito, ha notato una rottura nel muro di una catacomba, che alla fine ha rivelato l'ingresso alla rete d'un enorme complesso di grotte.
Eccitato da questa scoperta grandiosa, Collins è andato immediatamente ad informare le autorità egiziane e si attendeva che anch'esse fossero emozionate come lui. Sbagliato!
Perché Cigno X-1 è insolita
A diverse migliaia di anni luce di distanza, vicino al "cuore" del Cigno, due stelle sono bloccate in un abbraccio gravitazionale. Una stella è una supergigante blu, nota come HDE 226868. Ha circa 30 volte la massa del Sole ed è 400.000 volte più luminosa. L'altra stella è da 5 a 10 volte la massa del Sole, ma è estremamente piccola. L'oggetto deve essere il nucleo collassato di una stella. La sua massa è troppo grande per essere una nana bianca o una stella di neutroni, però, quindi deve essere un buco nero - il cadavere di una stella che una volta che somigliava alla supergigante.
Il sistema è denominato Cygnus X-1, a indicare che è stata la prima fonte di raggi X, scoperti nella costellazione del Cigno. Scoperto dal satellite a raggi X Uhuru nei primi anni 1970, è stato anche uno dei primi sospetti di buchi neri.
I raggi X provengono da un disco di gas che forma una spirale dentro il buco nero. Poiché le due stelle orbitano una intorno all'altra una volta ogni 5, 6 giorni, l'attrazione gravitazionale del buco nero fa sì che il supergigante blu presenti un "rigonfiamento" verso di esso. Di profilo, la supergigante somiglierebbe ad un uovo, con la piccola estremità rivolta al buco nero. Ma quest'uovo non ha un bordo liscio.
Invece, i flussi di gas caldo corrono dalla stella verso il buco nero. Il gas forma un ampio disco di accrescimento che circonda il buco nero. L'attrito riscalda il gas a un miliardo di gradi o più, facendogli emettere un torrente di raggi X - abbastanza per friggere qualsiasi cosa che vive all'intorno, nel raggio di milioni di miglia.
Ma la luce a raggi-X non è costante. Lampeggia e fornisce la prova che identifica il membro scuro della stella binaria come un buco nero. Il gas entra dal bordo esterno del disco di accrescimento poi si muove in spirali più vicino alla stella. Se il centro del disco contenesse una stella normale, o anche una stella di neutroni superdensa, il disco risulterebbe più caldo e luminoso fino in fondo al suo centro, con i brillanti raggi X provenienti dal centro. Invece, il bagliore dei raggi X taglia ben al di fuori del centro del disco. Osservazioni con telescopio spaziale Hubble mostrano che la regione centrale produce occasionalmente macchie di interruzione di gas intorno al bordo interno del disco e alla spirale nel buco nero.
Queste macchie sono accelerate a una frazione significativa della velocità della luce, in modo che girano intorno al buco nero centinaia di volte al secondo. Questo genera lo "sfarfallio" dei raggi X. Se le macchie del gas fossero in orbita intorno ad un oggetto più grande, non si sarebbero mosse tanto in fretta, quindi la loro rivoluzione ad alta velocità è una prova indiziaria che identifica il compagno scuro come un buco nero.
Il forte campo gravitazionale del buco nero "re-incanala" l'energia emessa da questo gas a lunghezze d'onda più lunghe e più a lungo. Alla fine, mentre il gas si avvicina l'orizzonte degli eventi, le modifiche diventano così grandi che il materiale scompare dalla vista - poco prima di formare le spirali nel buco nero.
Le autorità egiziane cercano di nascondere la scoperta della grotta
Secondo Collins,
"Il dottor Hawass [Segretario Generale del Consiglio Supremo delle Antichità per l'Egitto] effettivamente negò l'esistenza delle grotte. Lo ha fatto pubblicamente. Perché ha fatto questo è una questione dibattuta.
La spiegazione più semplice è che le indagini preliminari che hanno fatto seguito alla nostra visita per informarlo della scoperta di questa grotta, nel mese di aprile 2008, hanno fatto sì che i suoi, andati nella tomba, abbiano trascurato l'ingresso, come avevamo fatto anche noi inizialmente. "
Quindici mesi dopo, piegandosi alla ricerca effettuata da parte della stampa e degli studiosi egiziani, il dottor Hawass ha confermato di aver ordinato una squadra di ricercatori tutti egiziani, per esplorare la tomba al centro della controversia". Polemiche? Come potrebbe una scoperta di una tale portata suscitare controversie?
"Stiamo cercando di comprendere questo complesso, ed è una catacomba del tardo periodo, come molte altre in tutto l'Egitto", ha dichiarato questa settimana.
"Non c'è alcun mistero su di essa, e non vi è alcuna connessione con argomenti esoterici. Pubblicheremo i nostri risultati, come parte della nostra normale attività".
Pur plaudendo al nuovo interesse dottor Hawass sul sito, Collins rimane scettico riguardo ai suoi motivi. "Sapevamo che nel mese d'agosto aveva iniziato a vuotare la tomba", ha detto. "Gli scavi cominciarono quasi subito dopo che la notizia della scoperta della grotta è stata diffusa da Internet."
Collins non è neppure convinto dalla spiegazione fornita da Hawass di ciò che egli chiama la catacomba". "Usa ora il termine 'sistema' per suggerire che ha trovato ed è entrato nella grotta, della quale in precedenza aveva negato persino l'esistenza?" Chiede.
"Io e i miei colleghi abbiamo esaminato le prove fotografiche delle catacombe dinastiche in tutto l'Egitto, e tutte sembrano essere state scolpite da mani umane". – Hawass
Ma le foto non mentono. Collins ha detto: "Quelle di Giza sono naturali, e penetrano in profondità nella roccia per molte centinaia di metri, forse seguendo il corso delle locali faglie geologiche."
Anche se il dottor Hawass suggerisce che non ci sia alcun mistero che circonda la "catacomba", Collins sospetta che le grotte si estendano al di sotto della seconda piramide, dove la tradizione antica mette la leggendaria tomba di Hermes, leggendario fondatore dell'Egitto. Ciò è importante perché Hermes è conosciuto come colui che condusse la Grande Sapienza e Collins sospetta che le camere potrebbe rivelare qualcosa lasciato da Hermes - qualcosa come la mitica Sala delle Memorie.
La Sala delle Memorie - come profetizzato da Edgar Cayce?
Secondo il leggendario veggente psichico, Edgar Cayce, le piramidi sono state costruite da una civiltà antica che aveva le sue origini in Atlantide. Questa grande civiltà esisteva da qualche parte verso il 10000 - 11000 a.C. e fu responsabile della costruzione della Grande Piramide, e conservò la storia del genere umano perduto in un locale chiamato "La Sala delle Memorie".
"Le memorie sono una ... [Esse contengono]" ... una storia di Atlantide dalle origini di quei periodi in cui lo spirito ha preso forma e ha iniziato a stabilirsi in quella terra". – Cayce
Le memorie si estendono attraverso le distruzioni prima di quella civiltà antica, l'esodo di Atlantide verso altre terre, e la distruzione finale di Atlantide. Esse contengono una descrizione della costruzione della Grande Piramide, così come una profezia di "chi, cosa, dove, sarebbe venuto [a fare] l'apertura delle memorie".
Collins ha detto:
"Questo non è mai stato trovato. Quindi, forse, è ancora lì, in attesa di scoperta, da qualche parte vicino a dove Salt e Caviglia sono arrivati, quasi 200 anni fa".
"Io credo che le grotte dove siamo entrati facciano parte di un più vasto complesso che si estende proprio sotto l'intera piana di Giza".
Collins spiega che le grotte sono naturali e assomigliano ai buchi del formaggio svizzero. Egli ritiene che si siano formate molto tempo prima che le piramidi fossero costruite e suggerisce che potrebbero essere la ragione per cui le piramidi sono state costruite su questo sito. Le prime civiltà credevano che una parte del processo di morte coinvolgesse l'attraversamento del cosiddetto "Mondo sotterraneo" e queste grotte avrebbero potuto essere considerate come l'ingresso a questo mondo sotterraneo. Ci sono prove di attività umane nelle parti più profonde delle grotte.
Secondo Collins, "Le immagini satellitari tenderebbero a suggerire che le grotte ... arrivino fino alla seconda piramide". Un po' ad ovest di qui gli archeologi hanno trovato una collezione di mummie di uccelli. Dal momento che la costellazione del Cigno è storicamente rappresentata come un uccello, un cigno in particolare, si è teorizzato che i fedeli depositassero volatili mummificati come offerta associata a questa configurazione stellare o forse per Socar, il dio dalla figura d'uccello che era il signore degli inferi.
Dall'ingresso delle grotte sembra che si possa viaggiare verso la seconda piramide e direttamente sotto il punto in cui la stella del Cigno, Deneb, sarebbe in linea con le tre piramidi e le ali del Cigno. È in questo punto, che troveremo la famosa "Sala delle Memorie"? E' volontà del governo egiziano consentire al mondo di sapere che cosa è davvero lì? Perché devono essere così gelosi del segreto?

(14 Dicembre 2009)

da: La Porta del Tempo
fonte: Viewzone Magazine
link: http://www.liutprand.it/articoliMondo.asp?id=289

sabato 19 dicembre 2009

La strenna di Natale 2009: QUAL E' LA VERA MENTE DEL COSMO ?


“LA MENTE DI DIO:
QUAL E’ LA VERA MENTE DEL COSMO ?”
E’ la domanda e il titolo della conferenza intervista col Dott. Massimo Teodorani, uno dei più brillanti ed illuminati astrofisici contemporanei.
Edito da Macroedizioni per la collana “Scienza e Conoscenza” il video divulgativo, illustra attraverso un affascinante viaggio tra le più recenti scoperte della meccanica quantistica, come l’ Universo sia una entità retta da leggi fisiche di casualità continuamente interfacciate con leggi fisiche di sincronicità.
La sincronicità rappresenta la coscienza dell’Universo, il quale si manifesta come un’entità globale governata da leggi che scaturiscono da una matrice primigenia che lega tra loro le parti di un tutto indissolubile.
Questo video ha l’importante compito di presentare in maniera semplice, organica e armonizzata, con l’aiuto anche di numerose illustrazioni e approfondimenti, tutte le sfaccettature che riguardano il fenomeno cosiddetto “entaglement quantistico”, dalle esperienza del mondo microscopico, al mondo della cosmologia, dalla neurodinamica quantistica, alla ricerca sui fenomeni psichici, dalla fisica dei plasmi e allo studio di nuove tecniche di contatto con possibili intelligenze extraterrestri.

www.macroedizioni.it

La fisica moderna è vicina a “riscoprire” quei “segreti magici” del creato che gli antichi padroneggiavano? “ il Tempo del Sogno”, lo “Zep Tepi”, il “primo Tempo” non sono soltanto mitologia. Forse è esistita un’ Umanità “diversa”, in grado di comunicare istantaneamente con tutte le creature dell’Universo e con Dio ? I Segreti di “Thot”, degli iniziati prima e degli alchimisti poi, segreti tramandati e ben custoditi non riguardano forse quel “Campo di Forma” che, generato e supportato dall’inconscio collettivo, “CREA” letteralmente la nostra “REALTA”? Ma non è forse quello che tutte le forme di religione ci predicano? Il Dio creatore, l’entità creatrice è in noi, in ogni creatura, nel tutto che ci circonda: “in cielo e in terra in tutte le cose e che tutto vede e contiene” Non sono forse le religioni le “primigenie” forme di scienza e conoscenza? Non sono forse stati gli antichi sacerdoti e profeti, i primi “scienziati”? Essi hanno custodito e tramandato questa grande “rivelazione”, osteggiata e combattuta nel corso dei secoli nel nome del potere secolare, (pesecuzioni della chiesa verso i catari e la scienza rinascimentale). Tutto questo, ci conduce verso il grande concetto che la mente di Dio, del Cosmo siamo tutti noi, tutte le creature che attraverso l’immenso oceano dell’inconscio collettivo, “danno vita” alla realtà in cui viviano, ne siamo artefici e creatori al pari di Dio, che sta dentro noi. Siamo tutti collegati, sincronizzati. Il Big Bang primordiale , tutta la materia dell’Universo, concentrata in un solo piccolo punto “entaglement primordiale”, di cui ogni particella dell’Universo ha mantenuto e conservato la memoria. Ecco spiegarsi il fenomeno della trasmissione dell’informazione in modo “non locale”.Essa è intriseca di ogni particella, quindi avviene anche in noi a livello biologico e psico-biologico. Ma come “riscoprire” il modo di mettersi in contatto con l’Universo, con la coscienza collettiva che lo governa? E quindi con Dio? La fisica quantistica è forse ad un passo da questa grande scoperta, dal grande balzo evolutivo dell’Umanità, forse quel “grande passaggio” che le antiche culture predissero per questa umanità ? Forse il 2012 è l’inizio di tutto ciò ? Io voglio sperarlo con tutto il cuore e sarà sicuramente il mio obiettivo per il futuro.

BUON NATALE A TUTTI

MARCO LA ROSA

domenica 13 dicembre 2009

DECRITTATO IL MANOSCRITTO VOYNICH :" ALLORA NON ERA UN ABILE FALSO !"


Il manoscritto di Voynich sembra sia stato finalmente tradotto. Dopo 500 anni di misteri, di un linguaggio incomprensibile, di immagini mai ritrovate nella storia, Richard Rogers, informatico e specialista nella gestione dei dati al Fleet Readiness Center East at Cherry Point (Nord Carolina) sostiene di aver “craccato” il codice e ci tuffa in un mondo fantastico fatto di misteri, scacchiere, codici segreti, algoritmi e matematica. In cui gli italiani sembrano aver contribuito significativamente

Fa mostra di sé alla Beinecke Rare Book and Manuscript Library dell'Università di Yale. 16x 22×4. 102 fogli, per un totale di 204 pagine. Un concentrato di mistero. Questo è il manoscritto di Voynich. L'enigma letterario più sorprendente di tutti i tempi. Il libro più misterioso della storia. Quello che nessuno è mai stato in grado di leggere. Fino ad oggi. Fino all'11 novembre. Quando un sito americano pubblica le dichiarazioni di un uomo che sostiene di esserci riuscito.

La scoperta.

Richard Rogers, 58 anni, di cui 37 dedicati al governo americano sostiene di aver tradotto le prime pagine del manoscritto. Assolutamente per caso. Stava lavorando ad un nuovo algoritmo per il Dipartimento di Stato americano e aveva utilizzato una parte casuale del testo del manoscritto per fare un test. Il software ha fallito per due volte prima di restituire i dati. Dati in codice macchina in cui Richard Rogers ha letto la incredibile scoperta.

Il manoscritto non contiene lettere, parole. Per anni tutti gli studiosi hanno pensato si trattasse di un linguaggio misterioso. In realtà il testo rappresenterebbe il primo foglio di calcolo della storia. Si tratterebbe non di lettere ma di numeri. Algebra simbolica. Roger non poteva credere a questa possibilità. Ha passato 10.000 ore davanti al computer per tradurre le prime tre pagine del manoscritto. Ha persino utilizzato un software satellitare, creato per rilevare le crepe su Marte, per analizzare il vello su cui il manoscritto è stato redatto e le crepe nella carta.

Rogers ha concluso che il manoscritto contiene un messaggio segreto nascosto nelle figure. Alla base del documento c'è una griglia 8×8. Come quella delle scacchiere. Simbolo massonico.

La griglia ha numeri nella parte bassa e lettere nella parte alta. Il documento è algebra ma è anche un sistema per spiegare come navigare sulla scacchiera per leggere o scoprire i messaggi segreti, le immagini e i simboli. La prima pagina non rappresenta altro che le istruzioni su come leggere il manoscritto.

Attraverso una serie di studi e ricerche Rogers ha concluso che il manoscritto è stato redatto a più mani dalla famiglia proprio in Italia. Martino Longhi (1534-1591), Onorio Longhi e Martino Longhi il giovane (1602-1660) sarebbero gli autori. Datato intorno al 1578 prendendo come riferimento l'anno di costruzione di Villa Mondragone a Frascati dove il libro era conservato dai gesuiti. Rogers sostiene che proprio il giardino della villa, sia la chiave. Che la griglia rappresentata nel giardino si integri con il documento che conterrebbe importanti segreti commerciali nascosti alla chiesa.

Richard Rogers non ha terminato la sua ricerca. Ormai nella sua mente e nella sua vita non esiste altro. Scoprire quella chiave e svelare il segreto. Dopo 37 anni di attività sta per andare in pensione. E questo potrebbe essere il modo migliore per uscire di scena.

Le sue origini

Siamo nel 1912. I gesuiti hanno bisogno di fondi per restaurare la villa di Mondragone a Frascati e decidono di vendere all'antiquario russo trenta volumi della loro biblioteca, tra cui quello misterioso.

Voynich trova all'interno del manoscritto una lettera di Johannes Marcus Marci (1595-1667), rettore dell'Università di Praga e medico reale di Rodolfo II di Boemia, con la quale egli inviava il libro a Roma presso l'amico poligrafo Athanasius Kircher perché lo decifrasse. Kircher non ci riuscirà mai. Nella lettera, recante l'intestazione "Praga, 19 agosto 1665″ (o 1666), Marci affermava di aver ereditato il manoscritto medievale da un suo amico e che il suo precedente proprietario, l'imperatore Rodolfo II, lo aveva acquistato per 600 ducati (una cifra molto elevata), credendolo opera di Ruggero Bacone. E qui sembra si sia perpetrata la truffa di Kelly e Dee.

La datazione del testo è ancora controversa, ma è possibile collocarlo tra il XVI e il XVII secolo.

I tentativi di decrittarlo

Cosa contiene il manoscritto? Cosa rappresentano quelle immagini? In molti, nel corso del tempo hanno tentato di risolvere il mistero.

1921 – William Newbold. Professore di filosofia medievale alla Università di Pennsylvania. Propone un elaborato ed arbitrario procedimento con cui tradurre il testo, che sarebbe stato scritto in un latino "camuffato" addirittura da Ruggero Bacone. La conclusione a cui Newbold arriva è che già nel tardo medioevo sarebbero state conosciute nozioni di astrofisica e biologia molecolare. Newbold analizzando il manoscritto però si accorge che le minuscole annotazioni segnalate da Voynich come greco antico, che gli avevano fatto collocare il testo nel XIII secolo, sono in realtà delle crepe nella carta invecchiata.

1940-50 – Joseph Martin Feely e Leonell C. Strong. Crittografi. Applicano al documento dei sistemi di decifratura sostitutiva, cercando di ottenenere un testo con caratteri latini in chiaro. Il tentativo produce un risultato privo di significato. Il manoscritto resiste perfino alle analisi degli esperti di crittografia della marina statunitense.

1945 – William F. Friedman. Professore. Costituisce a Washington il First Voynich Manuscript Study Group (FSG). Ma la sua ricerca si risolve in un nulla di fatto. A niente serve la trasposizione dei caratteri in segni convenzionali, che doveva fungere da punto di partenza per qualsiasi analisi successiva.

1976 – William Ralph Bennett. Professore alla Yale University. Mette in luce la ripetitività delle lettere e delle parole e la semplicità lessicale e la bassissima entropia del testo. Basilarità linguistica riscontrabile, tra le lingue moderne, solo nell'hawaiano.

1978 – John Stojko. Filologo dilettante. Crede di aver riconosciuto nella lingua del libro l'ucraino con le vocali rimosse. La traduzione però pur avendo in alcuni passi un apparente senso non corrispondeva ai disegni.

1987 – Leo Levitov- Fisico. Attribuisce il testo a degli eretici Catari, pensando di aver individuato un misto di diverse lingue medievali centroeuropee. Il testo tuttavia non corrisponde con la cultura catara, e la traduzione ha poco senso.

2004 – Gordon Rugg. Scienziato. Individua nella griglia di Cardano, creata da Girolamo Cardano nel 1550, il possibile metodo seguito per produrre il testo. Il metodo consiste nel sovrapporre ad una tabella di caratteri o ad un testo una seconda griglia, con solo alcune caselle ritagliate. La sovrapposizione oscura le parti superflue del testo, lasciando visibile il messaggio. In questo modo l'anonimo scrittore avrebbe realizzato il testo molto rapidamente partendo da una singola griglia piazzata in diverse posizioni. Un testo di tali proporzioni sarebbe stato molto difficile da realizzare senza un metodo di questo tipo. Rugg ne conclude che il manoscritto è falso e che non contenga alcun messaggio segreto codificato nel testo.

11 novembre 2009 – Richard Rogers. Esperto informatico. Non sembra dello stesso parere. Lui giura di avere una soluzione.

di CLAUDIA MIGLIORE(27 Novembre 2009)
da: La Porta del Tempo

link: http://www.gialli.it/decrittato-e-tradotto-il-mano...

SE TI E' PIACIUTO QUESTO POST NON PUOI PERDERE:

LA VERA STORIA EVOLUTIVA DELL'UOMO E' COME CI HANNO SEMPRE RACCONTATO? OPPURE E' UNA STORIA COMPLETAMENTE DIVERSA?

"L'UOMO KOSMICO", TEORIA DI UN'EVOLUZIONE NON RICONOSCIUTA
DI MARCO LA ROSA
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http://www.omphilabs.it/prod/L-UOMO-KOSMICO.htm

martedì 8 dicembre 2009

SINDONE: gli studi di BARBARA FRALE illuminano e sconvolgono !


«In base ai confronti svolti, oggi sono convinta che le tracce di scrittura identificate sul lino della Sindone possano appartenere ad un testo derivato direttamente o indirettamente dai documenti originati fatti produrre per la sepoltura di Yeshua ben Yosef Nazarani, più noto come Gesù di Nazareth detto il Cristo». È questo il sasso lanciato nello stagno della scienza della Sindone, il celebre (e discusso) sudario di Cristo conservato a Torino, da una storica di recente balzata agli onori delle cronache per i suoi saggi medievalistici. Già il volume I Templari e la sindone di Cristo (Il Mulino), uscito a inizio anno, di Barbara Frale, funzionaria dell'Archivio Segreto Vaticano, aveva diviso gli esperti.

Ora, con La Sindone di Gesù nazareno (Il Mulino, pp. 254, euro 28), la Frale - nata a Viterbo nel 1970 - lancia un'altra ipotesi suggestiva: che sul lino custodito all'ombra della Mole si annidino alcune scritte multilingue vergate da un funzionario addetto alla sepoltura dei condannati a morte nella Gerusalemme del I secolo. Qui Barbara Frale interpreta un'iscrizione compatibile con la tradizione che vede nel sudario il telo che avvolse il corpo di Gesù di Nazareth, che nella primavera prossima verrà di nuovo mostrato in pubblico: a Torino si recherà pellegrino anche Benedetto XVI.

La Frale ha interpretato la seguente scritta: «Gesù Nazareno deposto sul far della sera, a morte, perché trovato» colpevole. Il tutto scritto con termini di tre idiomi: latino, greco ed ebraico. E al profluvio di critiche che si preannunciano, la giovane addetta dell'Archivio vaticano risponde così nelle conclusioni del suo volume, anticipato ieri da Repubblica: «L'ipotesi che le scritte siano state messe da un falsario per avvalorare l'autenticità della Sindone è da scartare: infatti questo truffatore avrebbe dovuto inventare un sistema complicato per lasciare sul telo certe tracce che sarebbero divenute visibili ai posteri solo tanti secoli dopo, con l'invenzione della fotografia; inoltre qualunque falsario avrebbe usato le diciture del titulus crucis, quelle descritte dall'evangelista: non certo quelle strane parole che con i Vangeli non c'entrano proprio nulla».

E la discussione si infiamma. «Sono molto stupito». Monsignor Giuseppe Ghiberti, vicepresidente del Comitato per l'ostensione della Sindone, non nasconde la sua perplessità, sebbene metta le mani avanti: «Prima di tutto bisogna leggere l'opera. Sono stato di fronte alla Sindone ore e ore e mai ho avuto sentore di nulla del genere. E nemmeno l'hanno avuto professori competenti in elaborazione di immagini». Circa il carattere multilinguistico della ricostruzione, Ghiberti afferma: «L'unico precedente che può dare peso a questa ipotesi è il titolo della croce di Gesù, che era in più lingue». Ma alla domanda se ritenga realistica la tesi della studiosa laziale, Ghiberti risponde con un eloquente sospiro. E riprende: «Quando non si conoscono bene gli argomenti altrui, si preferisce sospendere il giudizio. Ma tutto questo non mi convince».

«Non voglio essere ironico né polemico», esordisce Luciano Canfora, docente di Filologia greca e latina all'università di Bari. «Ma secondo me Barbara Frale si è avventurata in qualcosa di molto insidioso». Per lo studioso barese «la ricchezza di particolari nascosti nelle fibre di lino fa pensare a una vera falsificazione». Canfora qualifica come errata l'ipotesi della Frale in base a due elementi: la ricchezza di dettagli e il poliglottismo della scritta decifrata. «Si presenta tutto ciò come una gigantesca novità, ma così non è. La prima, forte perplessità è la presenza di tre lingue nella scritta ritrovata. La Frale spiega tale riscontro con il pluriculturalismo della Gerusalemme del tempo. Ma un conto è l'ambiente culturale di una città - annota Canfora -, altra cosa un documento che racchiude tre lingue. È come se oggi un taxista di origine indiana a Londra, per scrivere una ricevuta, utilizzasse tre idiomi diversi».

Canfora sottolinea un altro particolare per spiegare la sua disapprovazione: «Tutto si basa sull'idea che al collo del condannato vi sia il verbale del giudizio di Caifa su Gesù». L'affermazione che si trattasse di uno scritto fatto da un becchino trova l'antichista pugliese nettamente scettico: «Non è ovvio che esistesse una figura del genere. Non abbiamo ancora una trattazione sistematica sulla figura di funzionari addetti alla sepoltura dei condannati a morte nella Giudea del I secolo: vi sono testimonianze contraddittorie al riguardo».

Canfora stabilisce un parallelo tra il papiro di Artemidoro e la Sindone, o meglio tra la contestata autenticità della seconda e la dimostrata falsità del primo: «I numerosi dettagli, che vogliono avvalorare l'autenticità, indicano invece che questi elementi scritturistici sono aggiunte tardive. Com'è stato constatato dalla polizia scientifica per il papiro di Artemidoro». Canfora riconosce che Barbara Frale non propone una tesi: «Lei dice: io ho trovato questo. Ma ha riscontrato cose tutt'altro che univoche!».

A Canfora replica Franco Cardini, medievalista e docente all'università di Firenze: «Primo: dobbiamo difendere Barbara Frale dai sindonologi che si scagliano con durezza contro quanti sostengono ipotesi troppo forti. La sua non è ancora una tesi ma un'ipotesi, ragionevole e affascinante, basata su indizi. Si tratta di una pista interessante. Ritengo che gli indizi che lei individua siano troppo coerenti per poterli considerare frutto del caso. Si è limitata a riempire dei vuoti di documentazione come solitamente si fa nella ricerca storica. La sua è un'interpretazione con forti basi storiche, niente a che fare con la fantastoria di Dan Brown». Insomma, per lo storico fiorentino siamo davanti a «un lavoro serio, da prendere in considerazione, in cui ci sono osservazioni geniali».

È poi singolare che Cardini giudichi in maniera opposta il particolare del plurilinguismo rinvenuto dalla Frale sul lino di Torino, cosa che Canfora bolla come «artefatto»: «Se si trattasse di un documento di ambiente caratterizzato da un forte monolinguismo, capirei l'obiezione. Ma la Gerusalemme del I secolo era un luogo di straordinario incrocio linguistico: il latino era la lingua ufficiale ma il greco rappresentava il "basic english" del tempo. Poi c'erano il caldeo, l'ebraico, e altre lingue che poggiavano su una grande tradizione grafica». Cardini guarda all'oggi per suffragare la plausibilità dell'interpretazione plurilinguistica della Frale: «I ragazzini arabi dei suk della Gerusalemme attuale, quando scrivono, passano tranquillamente dalla grafia araba a quella latina dell'inglese. Il plurilinguismo della scritta della Sindone non mi sorprende affatto».

Invece Bruno Barberis, direttore del Centro internazionale di Sindonologia di Torino, non concorda con la Frale: «Premetto che devo leggere il libro per un giudizio completo. Comunque, già nell'opera precedente, questa studiosa faceva un accenno a tali ipotesi. Il nodo è che queste scritte sono tutt'altro che confermate. Non è mai stato fatto un rilievo fotografico che dia risposte definitive se sulla Sindone ci siano delle scritte. Del resto in molti vi hanno rinvenuto tantissime parole: sembra più un'enciclopedia che un sudario!». Barberis afferma che è prioritario «stabilire se queste scritte esistono. Che poi si giunga a conclusioni del genere della Frale, mi sembra fantascienza e fantastoria. Sono inoltre estremamente critico su queste ipotesi perché possono essere strumentalizzate dagli avversari della Sindone».

di Lorenzo Fazzini(21 Novembre 2009)
da: La Porta del Tempo

link: http://www.avvenire.it

lunedì 23 novembre 2009

ORTOPEDIA AVANZATA NEL TARDO PERIODO EGIZIO







Nell'agosto 1995, il Dr. Wilfred Griggs guidò un team di ricercatori della Brigham Young University, che stavano conducendo la ricerca del DNA su sei mummie del Museo. Durante la ricerca, una radiografia rivelò un perno di metallo nella gamba sinistra del (dignitario ?) Usermontu.(età tarda 732-332 a.c.) In un primo momento il dottor Griggs pensò che la vite fosse un recente tentativo di restauro sulla mummia. Dice infatti: “Quando l'abbiamo vista ai raggi X nel mese di agosto, ho realizzato di non aver mai visto qualcosa di simile, fatto in epoca moderna. Non mi è venuto in mente che ci potessero essere reperti di questo tipo con interventi ortopedici avanzati fatti in epoca antica ".

[foto 1] Nel loro studio in corso sul DNA della mummia, un gruppo di ricercatori della Brigham Young University - guidato dallo studioso di antichi studi Dr. Wilfred Griggs (a sinistra) e dal microbiologo Dr. Scott Woodward (secondo da sinistra) - esaminano una mummia al Rosicrucian Egyptian Museum a San Jose, California.

Così, affascinato dalle possibilità di questa scoperta, il Dr. Griggs ritornò al Museo. Dopo circa 30 minuti di osservazione, il Dr. Griggs si convinse che il perno fosse molto più vecchio di quanto lui previsto, ed era così eccitato che pensò valesse la pena di un'ulteriore indagine su scala reale.

"Fu come se il soffitto cadesse su di me e cominciai a mettere in discussione tutto quello che stavamo vedendo.

L'8 febbraio 1996, il Dr. Griggs ritornò con specialisti per determinare se questo fosse il primo tentativo di intervento chirurgico ad un ginocchio antico mai scoperto. Non vi erano dubbi infatti, che si trattasse sicuramente di un'operazione antica. Mai prima di allora una mummia egizia aveva mostrato una tale caratteristica.

Il Dr. Griggs e il suo seguito di ricercatori della Brigham Young University erano sorpresi per le implicazioni storiche di questo perno metallico. Le prime conclusioni suscitavano domande provocatorie per quanto riguarda l'esatta funzione e la natura del perno. Era stato inserito mentre l'uomo era ancora in vita o appena dopo la sua morte? Poteva essere stato messo nel ginocchio a causa di un trauma?

Fino ad oggi, sappiamo che la composizione metallica del perno a vite in questione è costituito da ferro puro, e che è stato messo prima che Usermontu fosse mummificato. Ciò corrisponde con il periodo di tempo accettato per la vita di Usermontu (ca. 630 a.C. età tarda) in Egitto.

La procedura di perforazione per estrarre il materiale dalla parte posteriore del ginocchio di Usermontu è stata piuttosto complessa.. Dave McCann, che ha fatto la perforazione, ha preciato che la punta di trapano doveva avere un movimento veloce ( 75.000 giri / min.) un attrezzo cosi preciso e delicato, tale da poter creare un buco minuscolo su un guscio d'uovo.

In seguito alla perforazione, i ricercatori sono stati in grado d'inserire una piccola sonda per guardare dentro la gamba e prelevare un campione del perno, così come del collante resinoso che lo avvolgeva, probabilmente utilizzato per cementare la vite in posizione.

Ulteriore sorpresa, fu che anche che la forma del suddetto perno fosse di tipo molto avanzato dal punto di vista chirurgico.

"Il perno è simile a quelli che usiamo oggi per ottenere una buona stabilizzazione delle ossa", ha dichiarato il Dr. Richard Jackson, chirurgo ortopedico del BYU”.

A quanto pare, gli antichi sapevano come usare le “flange” su una vite per stabilizzare la rotazione della gamba.

Il ginocchio è una delle articolazioni più complesse nel corpo umano. Esso deve sostenere il peso di tutto il corpo e deve sopportare gli impatti ripetuti della deambulazione.

Il moderno intervento di sostituzione del ginocchio [foto 3] utilizza prodotti Hi-tech per mantenere la flessibilità e il peso-cuscinetto. Ma gli antichi non avevano questa tecnologia. Un cedimento del ginocchio avrebbe significato per il paziente restare costretto a letto o su una sedia e probabilmente la sopportazione di un dolore grave se la connessione avesse subito uno spostamento. Il rimedio più efficace era quello di bloccare il giunto, come è stato fatto per Usermontu. Questo intervento avrebbe permesso al paziente di camminare con un bastone e impedito il dolore continuo.

Questo studio, è un ulteriore tassello che ci permette di arricchire la nostra conoscenza riguardo alla “tecnologia” nei popoli antichi. Ed anche in questo caso….scopriamo…anzi “riscopriamo” qualcosa di vecchio e nuovo insieme.

Rielaborato da Marco La Rosa
Il 22 Novembre 2009

Fonte: La Porta del Tempo
Fonte originale: Viewzone.com

(16 Novembre 2009)


link: http://www.viewzone.com/usermontu.html

domenica 15 novembre 2009

VATICANO E ASTROBIOLOGIA


ASTRONOMIA: VATICANO STUDIA VITA EXTRATERRESTRE, 'NON E' FANTASCIENZA'

Si è svolta in Vaticano una settimana di studi dedicata all'Astrobiologia, ovvero allo studio della vita fuori dalla terra, un'iniziativa che rientra nell'ambito dell'attuale Anno dell'Astronomia e organizzata dalla Pontificia Accademia delle Scienze insieme alla Specola Vaticana. Lo studio della possibilita' di un'altra vita intelligente nell'universo oltre all'uomo, ha detto il card. Giovanni Lajolo che ha portato il saluto del Papa agli studiosi che hanno partecipato all'incontro, e' ''un compito che esige serieta' scientifica e che non va confuso con la fantascienza''. ''Nella ricerca nessuna verita' puo' farci temere'', ha aggiunto, perche' ''le scienze, proprio mentre aprono l'uomo a nuova conoscenza, contribuiscono a realizzare l'uomo come uomo''.

Per p. Jose' Funes, direttore della Specola Vaticana, ''finora sappiamo che ci sono circa 350 stelle che hanno pianeti che girano loro intorno; tra questi pianeti, potrebbero essercene di simili alla terra. Ecco, questo e' lo scopo dell'astrobiologia: cercare possibilita' di vita nell'universo, al di fuori della terra''. Durante la settimana di studio, ''si presenteranno gli ultimi risultati per aiutarci a capire meglio a che punto siamo nella ricerca della vita nell'universo; e anche per fare il punto della situazione in una disciplina in cui crediamo che sia molto importante che la Chiesa sia coinvolta in questo tipo di ricerca, almeno nel seguire i principali risultati riconosciuti dalla comunita' scientifica''.

Finora, spiega, ''non abbiamo nessuna prova dell'esistenza di vita, nemmeno nelle forme piu' primitive, nell'universo.

Ancor piu' si puo' dire della vita intelligente al di fuori della terra''. Pero', aggiunge, ''questo e' un confine, una frontiera della scienza; credo che il paragone tra gli studi che compiono i biologi sulla terra, come le forme di vita anche molto primitive che possano sopravvivere a condizioni estreme, come ad esempio nelle profondita' degli oceani, ci possono aiutare a comprendere anche le possibilita' che esista la vita anche in altri mondi. Allo stesso tempo, se riuscissimo a scoprire se c'e' vita fuori dalla terra, questo potrebbe aiutarci a comprendere meglio come si e' formata e sviluppata la vita sul nostro pianeta''.

asp/sam/lv
fonte: ASCA – 6 Nov. 2009

domenica 8 novembre 2009

I DOCUMENTI VATICANI DEL PROCESSO A GALILEO GALILEI




L'Archivio Segreto Vaticano rende noti i documenti originali del processo "Il nostro contributo all'anno dell'Astronomia e alla verità storica". Quando il cardinale scrisse: "Non è un eretico". E lo scienziato fu prigioniero a vita

CITTA' DEL VATICANO - Galileo Galilei fu salvato dal rogo grazie al deciso intervento del suo principale accusatore, il cardinale Roberto Bellarmino (1542-1621). Sembra quasi un paradosso, ma stando ai nuovi documenti che il Vaticano sta per pubblicare, il porporato durante lo storico processo a carico dello scienziato pisano (celebrato presso il tribunale del Sant'Uffizio dal 1616 al 1633) scrisse di suo pugno un documento nel quale specificava che Galilei "non è eretico", ma che le sue tesi andavano in quella direzione.
Una precisazione non da poco che bloccò di fatto la infernale macchina dell'allora giustizia papale che avrebbe portato il padre della scienza moderna quasi certamente al rogo come Giordano Bruno.

Alla fine del processo, Galilei - grazie alla forzata abiura delle sue tesi copernicane che sostenevano con assoluta certezza che è la terra a girare intorno al sole e non viceversa - fu condannato al carcere domiciliare e i suoi scritti inseriti nell'Indice dei libri proibiti e quindi vietati.

Il testo completo dell'intervento con cui fu salvata la vita di Galilei, unitamente all'intera documentazione del processo finora custodita in Vaticano, hanno visto la luce grazie alla pubblicazione del libro "I documenti vaticani del processo di Galileo Galilei" curati dal vescovo Sergio Pagano, prefetto dell'Archivio Segreto Vaticano.

Non è la prima volta che dal Vaticano vengono pubblicati i testi di uno dei più controversi processi della storia. Il primo Papa che aprì gli archivi a uno studioso francese per analizzare il processo di Galileo fu Pio IX nel 1877. Ma si deve a Giovanni Paolo II - confortato dall'allora cardinale Joseph Ratzinger, prefetto dell'ex Sant'Uffizio - la spinta definitiva verso la completa riabilitazione di Galileo col mea culpa del 2000. Il passo fu preceduto - a livello di studio dei testi del processo - da una prima pubblicazione curata da monsignor Pagano nel 1994. "Ma fu un lavoro non completo e fatto un po' troppo in fretta, con poche note esplicative e qualche lacuna", ammette con prudenza il prelato.

Ora, con Benedetto XVI, i documenti custoditi da secoli in Vaticano saranno resi noti "nella loro interezza, con tutte le fonti storiche riportate alla luce con obiettività ed equilibrio". La nuova edizione - che contiene tutti i testi del processo conservati nell'Archivio Segreto Vaticano, nell'Archivio Storico della Congregazione della Dottrina della fede e nella Biblioteca Apostolica Vaticana - "comprende tutti i documenti relativi ai dibattimenti processuali, una ventina dei quali sono nuovi, nel senso che non sono mai stati presentati al grande pubblico", anticipa Pagano.

Il volume - un enorme testo di 550 pagine con 16 tavole raffiguranti le trascrizioni del dibattimento processuale e la sentenza finale - è pubblicato in coedizione dalla Collectanea Archivi Vaticani e dalla Pontificia Academia Scientiarum. Scripta varia.

"L'Archivio Segreto Vaticano - tiene a precisare il vescovo-prefetto - con questa pubblicazione, fatta nella maniera più umile rifacendosi alle fonti storiche con obiettività a rispetto della verità, ha voluto contribuire a rendere un concreto omaggio all'Anno dell'Astronomia che si sta celebrando in tutto il mondo. Un volume destinato a tutti, studiosi, ricercatori, ma anche a quanti sono amanti della verità storica".

di ORAZIO LA ROCCA(28 Maggio 2009)

da: La Porta del Tempo


Link: http://www.repubblica.it/2009/05/sezioni/spettacol

SE TI E' PIACIUTO QUESTO POST NON PUOI PERDERE:

LA VERA "GENESI" DELL'UOMO E' COME CI HANNO SEMPRE RACCONTATO? OPPURE E' UNA STORIA COMPLETAMENTE DIVERSA?

"L'UOMO KOSMICO", TEORIA DI UN'EVOLUZIONE NON RICONOSCIUTA"
" IL RISVEGLIO DEL CADUCEO DORMIENTE: LA VERA GENESI DELL'HOMO SAPIENS"
DI MARCO LA ROSA
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DATAZIONE REPERTI: acqua e fuoco alleati per lo scopo!


Un gruppo di ricercatori ha messo a punto un sistema per stabilire l'età degli oggetti in ceramica. Servirà anche per capire meglio i cambiamenti climatici

SCIENZIATI delle università di Manchester ed Edimburgo hanno sviluppato un nuovo metodo per datare i reperti archeologici, basato sull'uso di fuoco e acqua. Un sistema semplice, che contrasta con le tecnologie avanzate di cui si avvale la scienza moderna ma che promette di essere altrettanto efficace: fuoco e acqua, spiegano gli scienziati, saranno gli unici due materiali di cui ci sarà bisogno per rivelare l'orologio interno dei resti antichi e svelare con precisione la loro età.
La ricerca, pubblicata su Proceedings of the Royal Society, aiuterà gli archeologici a datare costruzioni e pezzi in ceramica risalenti a migliaia di anni fa, facendo emergere i punti deboli dei sistemi di datazione utilizzati finora.
Stabilire con precisione l'età dei reperti è di fondamentale importanza per la scienza della Terra e dell'ambiente, per lo studio della paleontologia, per l'archeologia e la storia dell'arte. Materiali di argilla cotta come bicchieri, piatti e ceramiche in generale rappresentano un campione importante delle civiltà passate, ma sono notoriamente difficili da datare. Il carbonio 14, che viene usato per stabilire l'età dei resti ossei, non funziona infatti con gli oggetti in ceramica, e le tecniche finora utilizzate in questo settore sono estremamente complesse.
Il nuovo metodo degli studiosi britannici riesce però ad arginare questi problemi: usando la tecnica della reidrossidazione, il team guidato dalla ricercatrice inglese Moira Wilson ha riscontrato che scaldando un pezzo a temperature elevatissime, si ottiene il rilascio di tutte le sostanze da questo assorbite nel corso del tempo, dal momento cioè in cui è stato cotto per la prima volta.
Maggiore è la quantità di peso che l'oggetto perde, più antica è la sua data di realizzazione; le ceramiche hanno infatti la capacità di assorbire parte delle sostanze con cui vengono a contatto e di aumentare di conseguenza il proprio volume nel corso del tempo. Dopo il surriscaldamento, Wilson e colleghi hanno utilizzato un apparecchio di misurazione estremamente preciso, capace di monitorare l'oggetto nel suo ricominciare a combinarsi con le sostanze contenute nell'atmosfera e nell'acqua. Questo periodo di osservazione ha permesso loro di quantificare in termini temporali quanto impiega mediamente ogni reperto per assorbire le sostanze esterne, e quindi di risalire alla sua vera età.
Per mettere alla prova la loro tecnica gli scienziati hanno chiesto la collaborazione del Museum of London, sperimentandola su oggetti di età ormai riconosciuta. Il risultato è stato sorprendente: il sistema del surriscaldamento ha infatti permesso di datare con esattezza pezzi risalenti all'impero romano, al medioevo e ai tempi moderni, e anzi, nella sua semplicità, si è dimostrato più preciso di tanti altri metodi usati finora. Secondo la Wilson potrebbe davvero essere questa la tecnica di domani: economica, semplice e infallibile, perché basata sulle leggi della fisica e della matematica.
Finora questo sistema è stato sperimentato con campioni risalenti a circa 2000 anni fa, ma potenzialmente, spiegano gli scienziati, può essere efficace anche per datare reperti più antichi, fino a 10mila anni fa. "E potrebbe anche servire - spiega la Wilson - per analizzare i cambiamenti climatici che si sono succeduti nel corso della Storia: il nostro sistema permette di capire a quale temperatura esterna l'oggetto è stato mediamente esposto. Le applicazioni possibili sono tante, tutte ancora da studiare".

di SARA FICOCELLI
da: La Porta del Tempo (Giugno 2009)

link: http://www.repubblica.it/2009/05/sezioni/scienz

giovedì 5 novembre 2009

L'ANELLO MANCANTE: ancora nulla di fatto!


Nature ha pubblicato uno studio condotto da Erik Seiffert che smentisce l'ipotesi per cui il fossile di Darwinius masillae "Ida" sarebbe l'anello mancante fra i primati e gli esseri umani e le scimmie.

In verità non è una sorpresa: la scoperta di Ida, avvenuta lo scorso maggio, venne prontamente accompagnata da una campagna pubblicitaria completa di libro e documentario con lo scopo di sostenere quella affrettata ipotesi. Addirittura prima di una qualche pubblicazione scientifica.

Gli esperti protestarono, dicevano che Ida non fosse nemmeno un vicino parente. E ora una nuova analisi supporta la loro reazione.

Ida è uno scheletro della dimensione di un gatto scoperto in Germania e risale a 47 milioni di anni fa. Rappresenta un primate precedentemente sconosciuto chiamato Darwinius masillae. Gli scienziati che ne annunciarono la scoperta non lo dichiararono un diretto antenato di uomini e scimmie antropomorfe, ma sostennero che appartenesse allo stesso grande gruppo evolutivo.

Le nuove analisi dimostrano invece che il Darwinius non appartenne alla nostra categoria di primati, ma all'altra principale – quella dei lemuri. Precisamente, fa parte della famiglia degli Adapidi. E non ha lasciato discendenti moderni.

di aezio(23 Ottobre 2009)
da: La Porta del Tempo
link: http://ilfattostorico.com/2009/10/23/ida-non-e-lan...

lunedì 2 novembre 2009

La "Massoneria" SVELATA !







Numerose persone sono convinte che la nostra società è guidata da misteriose e segretissime logge massoniche che sfruttano qualsiasi occasione per lanciare messaggi occulti destinati ai propri affiliati o a quelli di altre sette o a condizionare il nostro pensiero in via subliminale. Prima di esaminare qualcuna di queste curiose convinzioni, cerchiamo di chiarire il senso della parola Massoneria. Cos'è la Massoneria, e chi sono i Massoni? Considerato che le logge massoniche sono un segreto di Pulcinella, al punto che alcune hanno persino il sito Web, vediamo che descrizione danno di sé stesse.

CHI SIAMO - "La Massoneria è una delle più antiche e secolari società di uomini che hanno cari i valori morali e spirituali... L'essenziale qualificazione per essere ammessi in Massoneria è di credere nell'Essere Supremo, in Dio, senza discriminazioni per il credo religioso professato... La Massoneria ha tre grandi principii : amore fraterno, carità e verità". Questo riporta il sito Internet della Gran Loggia Regolare degli Antichi, Liberi e Accettati Muratori d'Italia, che – badate bene – è l' "Unica Obbedienza Massonica Italiana Riconosciuta dalla Gran Loggia Unita d'Inghilterra". Non molto diversamente, sul sito Grande Oriente d'Italia leggiamo: "La Massoneria del Grande Oriente d'Italia di Palazzo Giustiniani è un Ordine iniziatico i cui membri operano per l'elevazione morale e spirituale dell'uomo e dell'umana famiglia. La natura della Massoneria e delle sue istituzioni è umanitaria, filosofica e morale. Essa lascia a ciascuno dei suoi membri la scelta e la responsabilità delle proprie opinioni religiose, ma nessuno può essere ammesso in Massoneria se prima non abbia dichiarato esplicitamente di credere nell'Essere Supremo". Sono davvero parecchie, in Italia e nel mondo, le logge massoniche presenti sul Web, e ci sono anche numerose riviste, scritte e online, come Pietre . Come si diventa Massoni? Ogni loggia ha le sue regole di ammissione, ma non vengono pubblicate, segno che generalmente l'affiliazione avviene per conoscenza diretta e approvazione da parte degli "organi sociali" della setta. Di certo sappiamo chi non può far parte della Massoneria: le donne. Il Grande Oriente, ad esempio, spiega: "I Massoni hanno stima, rispetto e considerazione per le donne. Tuttavia, essendo la Massoneria l'erede della Tradizione Muratoria operativa, non le ammette nell'Ordine".

SEGRETI? - Tanto basta a concludere che i Massoni saranno pure segreti, occulti e potenti... ma sono letteralmente e intrinsecamente sfigati. A parte i requisiti formali (credere nell'Essere Supremo, prestare giuramento, forse andare in giro con un cero acceso...) di fatto la Massoneria è un insieme di associazioni, non segrete (la legge italiana vieta categoricamente le società segrete) ma sicuramente molto riservate che in fin dei conti si discostano poco da lobby, gruppi di potere e circoli riservati i quali senza tanti fronzoli assolvono direttamente o indirettamente alla funzione di esercitare pressioni, convogliare favori, scambiare cortesie e tutto quello che possiamo immaginare. A dirla tutta, qualsiasi partito politico, in fondo, è una specie di loggia. Basta sostituire l‘Essere Supremo con il segretario del partito e il gioco è fatto. In altre parole, una loggia Massonica può essere innocua come un dopolavoro ferroviario o potente come una lobby di banchieri, non è la forma dell'associazione a determinarne potere e forza ma il numero, la qualità e la volontà dei suoi associati. La P2 di Licio Gelli, ad esempio, avrebbe potuto essere tranquillamente costituita nelle forme di un'associazione culturale anziché di una loggia massonica, e non sarebbe stata diversamente potente o pericolosa.

ORGANIGRAMMA - Però l'aria di mistero che circonda la Massoneria, le sue antiche tradizioni e la simbologia inquietante fanno il loro effetto e contribuiscono a mitizzarla e a diffondere teorie che la vogliono capace di controllare i destini dell'umanità. I sostenitori di queste teorie puntano il dito sui messaggi simbolici della Massoneria, vere e proprie tracce (secondo loro) della sua onnipresenza. Ecco quindi che il biscione del logo di Canale 5 rappresenta il simbolo massonico del serpente, mentre il numero 5 rappresenta il pentacolo; la parola Mediaset è l'unione tra Media (informazione mediatica) e Set (Satana) per cui significa "informazione di Satana"; il triangolo con l'occhio che sovrasta piramide tronca sulla banconota da un dollaro rappresenta l'Essere Supremo massonico; il Pentagono, simbolo militare degli Stati Uniti, è un evidente richiamo al pentacolo; un compasso e una squadra disegnati su un fumetto di Topolino dimostrano che la Walt Disney è una casa produttrice massonica (e del resto, il Gran Mogol delle Giovani Marmotte non è altro che il Gran Maestro delle logge massoniche); persino Prezzemolo, il pupazzo simbolo di Gardaland, sarebbe un perfido drago massonico.

NUMERI! – La verità è che ciascuno dei loghi citati ha una precisa ragion d'essere, che non c'entra affatto con la Massoneria. Ad esempio il biscione è un simbolo storico e tradizionale della città di Milano. La piramide della banconota da un dollaro è fatta di 13 file di mattoni che rappresentano i primi 13 Stati americani, l'occhio iscritto nel triangolo è il simbolo di Dio che benedice la nascita degli Stati Uniti (c'è infatti l'iscrizione "Annuit Coeptis" che significa appunto questo), compassi e squadre appaiono nei fumetti di Walt Disney esattamente quando servono a rappresentare comuni oggetti sui tavoli di disegno e di progettazione, e Set o Seth è un dio egizio che non ha nulla a che spartire con Satana. In effetti la teoria dei simboli massonici fa un assortito minestrone tra una serie di fatti, miti e leggende molto diversi tra loro: pesca dal mito degli Illuminati, dalla storia della Massoneria, dalle culture dell'antico Egitto e delle popolazioni latino-americane, dalle religioni, dall'alchimia, dal sanatismo, dalle crociate, dalla numerologia, dai tarocchi e dall'astrologia... riconducendo tutto e tutti a una simbologia massonica di pura fantasia. Così qualsiasi numero, qualsiasi cifra, qualsiasi figura geometrica e qualsiasi animale finisce per avere un significato massonico. Il numero 1 è l'essere supremo, il numero 2 rappresenta l'unione tra due triangoli equilateri ossia la stella a sei punte, il numero 3 indica la trinità divina e il triangolo... e così via.In realtà, se consideriamo la Massoneria dal punto di vista storico e tradizionale, prendendo a riferimento la sua nascita nella forma della Gran Loggia di Inghilterra, nel 1717, notiamo che il suo simbolo è quello del compasso e della squadra. Difatti la massoneria affonda le sue radici nelle confraternite dei muratori, ossia di quelle maestranze che lavoravano alla costruzione di edifici, templi, chiese, luoghi di culto. I muratori si distinguevano in apprendisti, compagni d'arte e maestri. Si trattava di persone esperte, stimate e rispettate, che custodivano gelosamente i segreti della progettazione edile. Al compasso e alla squadra si sono affiancati nel tempo pochi altri simboli: la croce cavalleresca, il Sole, la Luna, il triangolo equilatero, le foglie di acacia. Alcuni sono molto comuni, e pertanto non ha senso accostarli arbitrariamente alla Massoneria, mentre le foglie di acacia sono legate alla tradizione di Hiram, l'architetto che progettò il tempio di Gerusalemme. Tutto il resto, numeri, teschi e animali compresi, sono forzature e libere interpretazioni che con la Massoneria, antica e moderna, c'entrano poco o nulla.

di John B(19 Ottobre 2009)
da: La Porta del Tempo

link: http://www.giornalettismo.com/archives/39845/la-si.


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LA VERA "GENESI" DELL'UOMO E' COME CI HANNO SEMPRE RACCONTATO? OPPURE E' UNA STORIA COMPLETAMENTE DIVERSA?

"L'UOMO KOSMICO", TEORIA DI UN'EVOLUZIONE NON RICONOSCIUTA"
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venerdì 30 ottobre 2009

" 2012 O NON PIU' 2012 ? "


Quanti soldi avrà guadagnato il furbesco Roberto Giacobbo con il suo libro sulla fine del mondo nel 2012? Quanti ne guadagnerà l'anno prossimo Roland Emmerich con il film omonimo? Quanti ne hanno guadagnati tutti i ciarlatani che hanno fatto propria questa idea e scritto libri, articoli, tenuto conferenze o altro?
Quanti di questi soldi andranno ai legittimi detentori del copyright, ovvero i discendenti dei Maya? Probabilmente neanche un centesimo.
Che i Maya o chi sopravvive oggi di questo antico popolo siano leggermente imbufaliti riguardo alla faccenda non c'è da stupirsene. È probabile che qualunque turista passi dalle loro parti si mostri interessato prima di tutto a chiedere di questa fantomatica apocalisse anziché fare domande serie sulle meraviglie archeologiche lasciate da questa civiltà.
Ma cos'hanno detto esattamente i Maya a proposito di questa supposta fine del mondo? Ne parla in un interessante articolo il giornalista americano Mark Stevenson su Yahoo News.
Intanto, il fatto che nel 2012 termina un ciclo del loro calendario, com'è evidente, non significa nulla; o almeno non più di quanto abbiano potuto significare le fini dei nostri millennio, primo e secondo, che comunque sono state anch'esse indicate come probabili apocalissi, nel secondo caso quantomeno apocalissi informatiche. In realtà nei documenti Maya si fa tranquillamente riferimento a date successive al 2012, inclusa un'iscrizione che fa riferimento al nostro 4772.
Il calendario Maya è diviso in periodi di 394 anni, detti Baktun, e il 21 dicembre 2012 terminerà il tredicesimo di questi periodi. Il 13 è un numero importante per i Maya, ma non c'è scritto da nessuna parte che il mondo debba finire o che debba succedere qualcosa di negativo, sostiene David Stuart, specialista in epigrafi Maya dell'università di Austin.
Del 2012 si parla in particolare nel cosiddetto "monumento sei", una pietra trovata nel Messico meridionale durante i lavori di costruzione di un'autostrada. Nella pietra, purtroppo rovinata dai lavori stessi, si fa riferimento al dio Bolon Yokte, legato a miti di guerra e di creazione. Secondo l'archeologo Guillermo Bernal l'iscrizione indicherebbe che nel 2012 Bolon Yokte scenderà dal cielo.
Un'altra teoria è quella dell'allineamento della Terra rispetto al sole e al centro della Galassia. L'astronomo Phil Plait è piuttosto chiaro sull'argomento: l'allineamento non avverrà esattamente nel 2012, e in ogni caso è evidente che non esiste nessun motivo scientifico per supporre che questo debba avere un qualche effetto sulla Terra. Lo studioso dei Maya John Major Jenkins conferma che comunque i Maya non davano alcuna importanza a questo evento astronomico.
I discendenti dei Maya che popolano la regione dello Yucatan dicono di non sapere assolutamente nulla della fine del mondo. Hanno invece problemi molto più pratici e immediati, come la siccità. In effetti, tutta l'idea di eschaton, di fine del mondo, è in realtà un concetto di origine squisitamente cristiana. I primi Cristiani credevano fermamente che il mondo sarebbe finito pochi decenni dopo la morte di Cristo, e da allora, sebbene questo elemento sia diventato nel tempo sempre meno importante nella religione cristiana, ha continuato a ripresentarsi periodicamente.
Anche se, questa volta, per fortuna sono davvero pochi quelli che lo prendono sul serio. Almeno, speriamo sia così.

di Silvio Sosio(17 Ottobre 2009)
da: La Porta del Tempo

MISTERI ITALIANI: "LA PIETRA DI BOLOGNA"


"Celebre ed insigne sarebbe stata Bologna se altro ancora non avesse avuto e contenuto in se stessa, che questa enigmatica lapide". Così lo storiografo settecentesco Serafino Calindri scriveva della "Pietra di Bologna", iscrizione latina incisa su una pietra rettangolare, dedicata da un immaginario Lucius Agatho Priscius a una misteriosa Aelia Laelia Crispis. La lapide è oggi riconosciuta come un falso cinquecentesco, ma il suo testo enigmatico rimane oggetto di molteplici interpretazioni da parte degli studiosi. Della storia della pietra, e dei motivi del grande interesse che tutto il mondo erudito e letterario le rivolge da ormai quattro secoli, ha trattato Nicola Muschitiello nella conferenza Un mistero bolognese: Aelia Laelia Crispis in programma martedì 20 ottobre alle ore 18.00 in Piazza delle Culture.

Le prime citazioni di Aelia Laelia Crispis risalgono al XVI secolo, con documenti che ne attestano la presenza nella chiesa del convento di Santa Maria in Casaralta; il senatore Achille Volta la fece poi ricopiare nel Seicento su una nuova lastra di marmo rosso, la copia che si è conservata fino i nostri giorni. La pietra scampò al bombardamento che distrusse nel 1943 i resti del complesso conventuale, e oggi, dopo un restauro nel 1988, è conservata nel lapidario del Museo Civico Medievale di Bologna.

Il testo della lapide è stato considerato sin dal Cinquecento un enigma da risolvere, e tra le spiegazioni proposte spiccano per suggestione quelle alchemiche, secondo cui la corretta interpretazione del testo avrebbe consentito di sintetizzare la famosa pietra filosofale. Alla pietra si è interessato anche lo psichiatra Carl Gustav Jung, che vi impernia parte dell'analisi psicanalitica dell'alchimia medievale contenuta nel suo Mysterium Coniunctionis; non minore l'attenzione del mondo letterario, in particolare con le citazioni di Aelia Laelia Crispis contenute nei racconti Pandora e Le Comte de Saint-Germain di Gérard de Nerval. La produzione letteraria attinente alla Pietra di Bologna è proseguita fino a oggi, in particolare con racconti e romanzi gialli cui Aelia Laelia Crispis continua a fungere da ispirazione.

(20 Ottobre 2009)

link: http://www.unonotizie.it/7614-conferenza-il-mister...

domenica 18 ottobre 2009

ARDI: continua la retrodatazione dei falsi anelli mancanti !


l'Ardipithecus ramidus


Prima di «Lucy» c'era «Ardi»

La prima descrizione dettagliata del più antico ominide mai ritrovato pubblicata su Science

WASHINGTON - Lucy ora ha un «nuovo» antenato. Il parziale scheletro di australopiteco femmina che finora rappresentava il più antico progenitore umano mai rinvenuto è stato «superato» da un altro scheletro femminile, già ribattezzato «Ardi», da «Ardipithecus ramidus», una specie di ominide vissuta oltre 4.4 milioni di anni fa. L'annuncio viene dalla rivista «Science» il 2 ottobre con un numero speciale che contiene ben 11 lavori scientifici sull'argomento.

MA NON È «L'ANELLO MANCANTE» - Ardi , che è stato scoperto in Etiopia, non è ancora il più volte evocato «anello mancante», l'antenato comune fra scimmie e uomini, ma ci porta molto più vicino ad esso ed è più antico di oltre un milione di anni rispetto a Lucy. L'analisi di cranio, denti, pelvi, mani, piedi, e altre ossa rivela un «mix» di tratti primitivi che Ardi condivide con i suoi progenitori, i primati del Miocene, ma rivela anche caratteristiche presenti solo in ominidi di epoche posteriori.

NE' SCIMMIA NE' UOMO - «Con l'Ardipiteco abbiamo una forma non specializzata che non è evoluta molto rapidamente verso l'Australopiteco. Così, se analizziamo il corpo dalla testa ai piedi troviamo un mosaico, che non corrisponde né a uno scimpanzè né a un uomo» ha sottolineato Tim White della University of California at Berkeley., uno dei principali autori della ricerca. Questi articoli contengono un enorme quantità di dati raccolti e analizzati grazie a uno sforzo di ricerca internazionale e aprono una nuova finestra su un periodo dell'evoluzione umana su cui ancora sappiamo molto poco e in cui i primi ominidi stavano stabilendosi in Africa dopo essersi differenziati dai propri progenitori, che avevano in comune con le scimmie africane» ha aggiunto Brooks Hanson, vice direttore di Science. In Italia, il documentario su Ardi andrà in onda in prima tv esclusiva venerdì 4 dicembre alle ore 21 su Discovery Channel.
da: La Porta del Tempo
Corriere della Sera (SCIENZE)

martedì 1 settembre 2009

LA PRESUNTA FALSA (?) ROCCIA LUNARE OLANDESE











In quasi tutti i quotidiani e telegiornali, la notizia è passata come ridicola curiosità, presto relegata nel dimenticatoio. “Un pezzo di legno pietrificato”, sarebbe solo quello che, l’ Ambasciatore USA J.William Middendorf II, omaggiò il 9 ottobre del ’69 al primo ministro olandese Willem Drees in occasione dell’anniversario del primo sbarco umano sulla luna? Che figuraccia! Regalare un “terrestrissimo” comune carbon-fossile spacciandolo per roccia lunare! Forse ingenuamente pensava che nessuno l’avrebbe mai analizzato? Tant’è, i chimici olandesi guidati da Xandra Van Gelder e deputati alle analisi del reperto, hanno sentenziato: “legno pietrificato”. Silenzioso imbarazzo alla NASA. Come è potuta succedere una cosa del genere? Forse qualcuno ha trafugato e sostituito il reperto? Improbabile se non impossibile, dicono dall’ Aja, la roccia era stata esposta nel Museo Rijksmuseum di Amsterdam alla morte di Drees ed assicurata per 500 mila dollari. Tutto si fermerà qui? Magari con scuse ufficiose? Con il lauto rimborso dell’assicurazione ? Ma io vorrei andare più in là. Prendiamo in visione in maniera approfondita le analisi eseguite dai periti olandesi. Tutto è stato eseguito ed appurato perché la roccia non contenga nulla di “esogeno” ? E’ assolutamente terrestre? Le autentiche rocce lunari di riferimento non mancano di certo, per un confronto. Se escludiamo (e mi sento di farlo) la malafede o l’ingenuità di chi ha regalato il “reperto” all’Olanda, allora restano in piedi solo due ipotesi: 1) sottrazione o sostituzione del sasso in fase successiva, e questo saranno le indagini eventuali a doverlo appurare; oppure 2) la roccia ad esami più approfonditi risulta autentica e lunare, per cui da dove proviene il “legno lunare”? C’erano forse piante sulla luna? In questo caso si aprono orizzonti sconfinati per noi ricercatori del mistero dell’anacronistico. Ecco che riappaiono davanti ai nostri occhi le tavolette cuneiformi sumere, gli scritti di Z. Sitchin, il dodicesimo pianeta, Nibiru e le collisioni cosmiche. Tutto diverrebbe plausibile e logico. La luna non è sempre stata la “nostra” luna, ma prima, molto prima era parte di un mondo ricco di vita, con piante e animali. Poi, una catastrofe planetaria l’ha “generata” e scagliata lontano, dove è stata catturata dall’orbita terrestre…e li è rimasta come un sasso morto, ma conservando su di se le tracce di ciò che era prima. Sarebbe quindi interessante verificare, anche le altre tonnellate di rocce lunari, recuperate dalle missioni APOLLO e conservate dalla NASA. Diverrebbe la prova del nove, e se confermata, uno dei più importanti tasselli del “grande puzzle della vita” considerato ancora pseudoscientifico, ed elaborato in diversi decenni, da divulgatori bistrattati dalla scienza ma indubbiamente (per noi) illuminati e profetici.

Marco La Rosa
http://marcolarosa.blogspot.com/

venerdì 31 luglio 2009

TATUAGGIO: IL SIMBOLISMO SULLA PELLE FIN DAGLI ALBORI




I 57 tatuaggi presenti sul corpo di Oetzi, l'uomo mummificato, vecchio di 5300 anni, trovato nei ghiacciai del Tirolo, sono stati fatti con la fuliggine d'un fuoco che conteneva cristalli scintillanti e pietre preziose colorate, secondo uno studio di prossima pubblicazione nel Journal of Archaeological Science. La determinazione appoggia una precedente ricerca che associava i tatuaggi con trattamenti d'agopuntura per malattie croniche, subiti dall'uomo dei ghiacci, il cui corpo è stato trovato congelato, straordinariamente ben conservato, nel ghiacciaio alpino del Similaun nel 1991. I risultati suggeriscono anche che gli uomini preistorici fossero anticamente tatuati, ben prima degli inchiostri commerciali e delle macchinette da tatuaggio elettriche.
"Posso immaginare che alcuni utilizzassero materiale appuntito, forse spine, immerse nella fuliggine, per poi trafiggersi la pelle, o provocarsi cicatrici e mettere la fuliggine nella ferita dopo l'inserimento, il che permette di guarire la ferita in modo che mantegna il colore del materiale", ha detto a Discovery News la direttrice della ricerca, Maria Anna Pabst .
Grazie alla microscopia ottica e a varie tecniche di microscopia elettronica potente, Pabst, professoressa presso l'Istituto di Biologia Cellulare dell'Università Medica di Graz, e i suoi colleghi hanno analizzato alcuni dei tatuaggi di Ötzi. I tatuaggi scelti per questo studio consistevano in segni lineari, così come un tatuaggio distintivo a forma di croce sul ginocchio destro.
Magnification of the skin designs revealed the tattoos consisted of soot, likely raked out of a fireplace, along with different silicate crystals, such as quartz and almandine, a type of purple garnet. L'ingrandimento della pelle disegni ha rivelato che i tatuaggi consistevano di fuliggine, probabilmente raccolta da un focolare, insieme con diversi cristalli di silicati, come quarzo e almandino, un tipo di granato porpora.
(17 Luglio 2009)

Da: La Porta del Tempo

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