IL RISVEGLIO DEL CADUCEO DORMIENTE: la vera genesi dell'Homo sapiens

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VIDEO SINOSSI DELL'UOMO KOSMICO

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PREMIO NAZIONALE CRONACHE DEL MISTERO
ALTIPIANI DI ARCINAZZO 2014
* MISTERI DELLA STORIA *

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LA NUOVA CONOSCENZA

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GdM

mercoledì 25 agosto 2010

DJEDI E I MISTERI DI CHEOPE


Un team di tecnici dell'universita' di Leeds sta per lanciare 'l'attacco' decisivo ai segreti della piramide di Cheope, l'unica superstite tra le meraviglie del mondo antico.

L'arma segreta dell'equipe britannica, che lavora in partnership con il Consiglio Supremo delle Antichita' egiziane, e' un piccolo robot chiamato Djedi, ovvero come il mago che il faraone Cheope consulto' durante la progettazione della piramide.

Suo sara' il compito di oltrepassare le porte che sigillano i condotti irradianti dalla Camera della Regina. E provare a svelare il mistero della loro funzione. ''Abbiamo lavorato su questo progetto per cinque anni'', ha detto all'Independent il professor Robert Richardson.

''Non abbiamo preconcetti. Il nostro compito e' quello di raccogliere dati in modo che altri studiosi possano tirare le loro conclusioni''.

Nel 2002, infatti, una precedente spedizione uso' una sonda per perforare una delle due porte di pietra poste a protezione dei due condotti che partono dalla Camera della Regina.

Dietro il masso, a una distanza di circa 20 centimetri, comparve un'altra porta, questa volta simile a uno schermo. Ovvero l'ostacolo che Djedi e' chiamato a sorpassare.

''Stabiliremo quanto e' profonda questa porta e se si puo' perforare'', ha spiegato Richardson.

''Stiamo ultimando il robot in questi giorni e contiamo di spedirlo la' sopra entro la fine dell'anno. Speriamo di ottenere tutte le informazioni necessarie a risolvere l'enigma''.

fonte ANSA
25-08-2010
da: Antikitera.net

martedì 24 agosto 2010

IL "CERCHIO" DI GIZA: rivoluzionaria scoperta di Diego Baratono !


«Ne sono assolutamente certo: le tre piramidi Gizah, alla periferia ovest del Cairo, la Sfinge e in generale i più importanti monumenti vicini ad esse sono stati costruiti seguendo una coerenza geometrica, disponendoli in base a precise figure circolari e a enormi triangoli equilateri». A fare un’affermazione destinata ad aggiungere elementi decisivi alla comprensione della piana di Gizah, l’area archeologica più famosa al mondo, è Diego Baratono, egittologo «fuori contesto», dalle posizioni a volte non in linea con l’ortodossia egittologica, ma già in passato apripista per studi e conclusioni condivisi anche da luminari del settore. Baratono, fornito di robusta preparazione accademica e supportato da cattedratici di livello quali Paolo Trivero (Università di Alessandria) e Maurizio Gomez (Politecnico di Torino), da anni esplora con regolari prospezioni la zona di Gizah e completa le proprie ricerche con l’ausilio di foto satellitari, a disposizione da parte dell’Esa (l’Agenzia Spaziale Europea).

Professor Baratono, cosa ha notato esattamente dall’analisi capillare di questo abbondante materiale?
«Ho passato al setaccio foto e planimetrie topografiche della zona con sofisticati programmi informatici e una cosa è risultata evidente: i punti di alcuni angoli delle piramidi di Cheope, Chefren e Micerino, insieme a uno degli angoli della Sfinge e ad altri punti-cardine di monumenti ancora conservati, se uniti, risultano appartenere alla circonferenza di un cerchio. Si tratta dell’evidenza di un rigore geometrico, rispettato man mano che nuovi monumenti venivano eretti».

Oltre all’esame di materiale fotografico e di planimetrie ci sono elementi ancora più dirimenti, vero?
«Certamente. Abbiamo riscontrato sul terreno e su foto a infrarossi la presenza di tracce, quasi di solchi circolari che coincidono con la circonferenza, lungo la quale erano disposti piramide e Sfinge. Inoltre sono rimaste ben visibili qua e là tracce di lati di triangoli equilateri e di esagoni, ad indicare una capillare attenzione geometrica, che ha regolato l’area sepolcrale e sacra di Gizah in ogni sua costruzione e che è rimasta in vigore per parecchie dinastie. Ma c’è di più».

Ci dica.
«Se prolunghiamo la linea della circonferenza ricavata a occidente, dalla parte opposta della Sfinge conservata, andiamo a raggiungere una zona dove ci sono resti di impiantiti e basamenti di quella che fu un’altra enorme statua. Tutto lascia pensare a una seconda Sfinge, diametralmente opposta a quella visibile e in perfetta coerenza con il sapere mitologico degli egizi, che parlano di due leoni, Duau e Sef, guardiani, guarda caso, del cerchio solare».

A proposito di mito, la disposizione circolare dei monumenti di un’area importante in fondo riflette la centralità che aveva il cerchio nella fantasia mitografica degli egizi. Non è così?
«Certo. Basta pensare al Testo dei sarcofagi n. 6000: "Fui colui che nacque come cerchio..."; è un’affermazione riferita alla dea Maat, la Giustizia, che dunque viene pensata come un cerchio. Anche questo è un elemento che ben si combina con le capacità di architetti ed ingegneri egizi di riprodurre figure geometriche nell’edificare imponenti monumenti, come templi, tombe o statue colossali; o con la fantasia dei pittori, che hanno affrescato questi edifici con figure dall’evidente schematizzazione geometrica. Ecco perché la paleogeometria risulta fondamentale per capire la "ratio" della disposizione delle costruzioni nel Paese del Nilo».

E come conciliare questi risultati con la teoria, abbracciata da molti, che gli egizi costruirono piramidi e templi orientandoli secondo costellazioni astronomiche, di cui erano insuperabili conoscitori?
«Le due cose vanno insieme: in fondo anche le costellazioni celesti riproducono linee rette e figure geometriche, che cambiano continuamente secondo l’orbita. Proprio le costellazioni degli astri funsero da modello per gli architetti dei faraoni: con prossimi studi cercherò di indicare quali costellazioni hanno ispirato l’erezione dei singoli monumenti e che figure geometriche riproducevano».

Aristide Malnati
Da: Avvenire.it – 7 Ago 2010

lunedì 23 agosto 2010

GLI UFO DI CHURCHILL


L'apertura di documenti secretati oltre 50 anni fa mostra l'interesse del Governo Britannico per gli Unidentified Flying Object...


L’estate è un periodo in cui escono sui giornali notizie relative agli UFO (dall’acronimo inglese Unidentified Flying Object); i malvagi ritengono che questo argomento, di solito non molto trattato durante l’anno, abbia, per sua intima natura, una stretta connotazione estiva perché durante tale periodo canicolare, come è noto, i giornali dimagriscono ed hanno poche pagine causa ferie dei collaboratori e quindi è più facile che certi argomenti, per così dire, emergano anche su quotidiani prestigiosi. Quindi, non smentendosi, anche quest’anno è stata tirata fuori una notizia di tale fatta che io ritengo comunque interessante perché coinvolge aspetti storici, politici e sociali non indifferenti e che non sono stati ancora trattati in maniera esauriente.La notizia è quella della recente apertura (primi di agosto) in Gran Bretagna dell’Archivio Nazionale di Stato che contiene molti documenti che erano stati secretati 50 anni fa. Uno di questi riguarda appunto l’interesse mostrato dal governo britannico per gli “oggetti volanti non identificati”, cioè quelli che sono chiamati comunemente “Ufo” che destarono l’interesse dei militari nello scorso secolo (ed anche dell’attuale).Il primo coinvolgimento di Churchill, che guidò la Gran Bretagna alla vittoria della Seconda Guerra mondiale, è del 1912 quando il cielo del Sheerness nell’Essex fu solcato da un misterioso ordigno che luccicava sopra una base militare della Royal Navy; la cosa fece clamore e il parlamento ordinò all’allora Primo Lord dell’Ammiragliato, cioè Winston Churchill di indagare e riferire. Se ne occuparono i servizi segreti, ma senza risultati apprezzabili e la cosa finì lì.Tuttavia, nel 1945 il fenomeno si ripeté in maniera anche più eclatante; si era sul finire della Seconda guerra Mondiale e dei piloti della Raf, di ritorno da una missione sulle coste meridionali del Regno Unitosi erano trovati di fronte un “oggetto metallico” che poi era improvvisamente sparito. Churchill fu abbastanza impressionato dal fatto tanto da parlarne con il generale americano Dwight Eisenhower che allora comandava le forze alleate in Europa. I due ritennero che dato il periodo mondiale molto delicato non fosse il caso di dare troppa pubblicità al fatto ed incaricarono una commistione mista USA – UK dei servizi segreti di studiare il fatto. I risultati della commissione esclusero che si potesse trattare di ordigni sperimentali tedeschi (Hitler aveva parlato più volte di misteriose armi segrete che avrebbero cambiato il corso della guerra), ma non riuscirono comunque a spiegare cosa fossero. Tuttavia, questa seconda volta, Churchill era deciso ad affrontare la cosa con più determinazione e ancora in una nota del 28 luglio 1952 chiedeva al viceministro dell’aereonautica militare di fornire informazioni su i tanti avvistamenti di oggetti volanti che erano segnalati in tutto il mondo (tanto che il famoso psicanalista Carl Gustav Jung scrisse un saggio su di essi intitolato “Sulle cose che si vedono in cielo”) ed anche, nel Regno unito. I risultati delle indagini esclusero che fossero “dischi volanti”, ma non spiegarono, ancora una volta, cosa fossero realmente. La pubblicazione dei documenti di Stato finora segreti non ha mostrato rivelazioni particolari, ma è interessante notare, anche dal punto di vista storico, che per diversi decennio i servizi segreti britannici e il ministero della difesa seguirono la vicenda con attenzione.Anche l’ex Presidente Usa, Jimmy Carter (1977 – 1981) asserì di aver visto un Ufo sui cieli della Georgia, nel 1969, mentre si stava preparando a fare un discorso presso il locale Lion Club.Fatte le debite proporzioni storiche, è interessante notare che l’ on. Borghezio della Lega Nord insieme al prof. Massimo Teodorani, astrofisico, hanno fatto, lo scorso giugno, una petizione al Parlamento europeo per richiedere l’apertura dei documenti ancora riservati e di instaurare un osservatorio europeo su tali fenomeni.Comunque lo studio più accurato fatto sul fenomeno Ufo, a livello di sicurezza nazionale, è stato quello denominato Progetto “Blue Book” condotto dall’aereonautica statunitense dal 1951 al 1969 in cui furono indagati ben 12618 casi dei quali 701 erano più propriamente “Ufo”; il rapporto conclusivo, il cosiddetto “Rapporto Condon”concluse che gli “Ufo” non presentavano una minaccia per gli USA né vi erano prove di una loro origine extraterreste. Tuttavia, gli Ufo, al di là della loro origine, continuano ad essere visti…

Di: Giuseppe Vatinno
Da: Scienza e Conoscenza 11-08-2010