IL RISVEGLIO DEL CADUCEO DORMIENTE: la vera genesi dell'Homo sapiens

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LA NUOVA CONOSCENZA

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GdM

sabato 2 febbraio 2013

FMI vs ARGENTINA: LOTTA PER UN MONDO NUOVO ?


                                                                VS



di: Marco La Rosa


NOTIZIA ANSA

Fmi: cartellino rosso ad Argentina
Primo passo di processo sanzioni che puo' portare all'espulsione

Il Fondo Monetario Internazionale ha deciso oggi un' iniziativa senza precedenti storici contro l'Argentina approvando una 'dichiarazione di censura' alle autorità di Buenos Aires a causa dei dati ufficiali forniti dal paese sudamericano, ed esigendo un che siano corrette le loro "inesattezze" entro la fine del 2013. Una procedura che, se portata alle estreme conseguenze, potrebbe significare anche l'uscita del paese dall'organizzazione. Il direttore del Fondo, Christine Lagarde, aveva avvertito lo scorso 24 settembre che le autorità di Buenos Aires "hanno tre mesi per evitare il cartellino rosso, ma se non si registrano progressi allora lo tireremo fuori".

E oggi il consiglio direttivo dell'Fmi ha proceduto. Nel mirino del fondo ci sono i dati trasmessi dall'Istituto Nazionale di Statistiche e Censimenti (Indec) sul tasso di inflazione dell'area di Buenos Aires (non esiste un dato a livello nazionale) e l'evoluzione del Pil. L'organo esecutivo del Fondo ha dichiarato che "il progresso dell'Argentina nell'implementazione di misure correttive dallo scorso settembre non è stato sufficiente", per cui si è resa necessaria una "dichiarazione di censura", primo passo di un processo di sanzione di un paese membro, che può portare alla sua espulsione dall'organismo. L'Fmi si è detto aperto al dialogo ma ha precisato che Buenos Aires deve agire "al più presto, e in ogni caso entro il 29 settembre 2013".

E' da due anni che il Fondo avverte le autorità argentine sulle loro statistiche, giacché le cifre dell'Indec sono considerate inaffidabili anche dentro al paese sudamericano: secondo i dati ufficiali l'inflazione nel 2012 è stata del 10,8%, mentre per gli analisti privati supera di poco il 25%. Finora non vi è stata alcuna reazione ufficiale alla dura presa di posizione dell'Fmi, ma negli ultimi mesi la presidente Cristina Fernandez de Kirchner si è riferita varie volte alla disputa con l'Fmi per le statistiche dell'Indec: il giorno seguente alle dichiarazioni di Lagarde sul "cartellino rosso", Fernandez ha affermato, parlando all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite: "Questa non è una partita di calcio, questa è la crisi economica più grave che si ricordi dagli anni '30'' aggiungendo che "il mio paese non è una squadra di calcio, è una nazione sovrana che prende le sue decisioni e che non accetterà minacce per le quali se non fa una certa cosa gli tireranno fuori il cartellino rosso". Il 26 settembre, parlando con gli studenti all'Università di Georgetown, la presidente argentina ha commentato che "l'Fmi ce l'ha con l'Argentina" e che "se ci fosse un'inflazione del 25%, il paese salterebbe in aria".



QUESTA NOTIZIA ANSA DI STAMATTINA, MI HA RAMMENTATO UN POST DI SERGIO DI CORI MODIGLIANI, CHE MI HA AIUTATO PARECCHIO A DISTRICARMI IN VICENDE ECONOMICO FINANZIARIE CHE PER NATURA, MI SONO MOLTO OSTICHE.
LO SCRISSE SUL SUO BLOG NEL SETTEMBRE 2012, QUANDO SOLAMENTE ALCUNE FONTI DI STAMPA INTERNAZIONALE ED ALTERNATIVA DEL WEB, RIPORTAVANO LE NOTIZIE RELATIVE AL BRACCIO DI FERRO, TRA FMI E SUD AMERICA, ARGENTINA IN PRIMIS.
QUESTO CONTENZIOSO, CHIAMIAMOLO COSI, ALLINIZIO MI RISULTAVA FUMOSO. A LEGGERE LE FONTI GIORNALISTICHE UFFICIALI, PER  IL FONDO MONETARIO INTERNAZIONALE (FMI), LINFLAZIONE UFFICIALE DEI PAESI COME LARGENTINA, ERA TAROCCATA E PER TANTO, SENZA UN CORRETTIVO OBBLIGATORIO UFFICIALIZZATO, IL RISCHIO PER LECONOMIA E LA FINANZA MONDIALE SAREBBE STATO DISASTROSO.
NON SONO UN ECONOMISTA ESPERTO, TUTTALTRO, MA LA COSA MI SUONAVA MALE.
MOLTE ECONOMIE SUD AMERICANE ERANO UNANIMEMENTE SEGNALATE IN FORTE RIPRESA, SOTTO TUTTI I PARAMETRI DA PARECCHIO TEMPO ORMAI. QUINDI QUESTO STRANO MONITO DELL FMI, MI STONAVA, NON RIUSCIVO A CAPIRE BENE COSA CI FOSSE SOTTO.

OGGI UNA BUONA PARTE DELLA PROFEZIA (PASSATEMI IL TERMINE), DI CORI MODIGLIANI, SI E AVVERATA, QUINDI VI RIPROPONGO IL SUO POST INTEGRALMENTE, VI GARANTISCO CHE VALE LA PENA LEGGERLO ATTENTAMENTE.

FATE COME ME, QUANDO QUALCOSA VI PUZZA FIDATEVI DEL VOSTRO ISITNTO, NON IGNORATELA, MA APPROFONDITELA.

ANCHE QUESTO E RISVEGLIO  VERSO LA PIENA CONSAPEVOLEZZA.

Marco La Rosa




28 settembre 2012

La guerra tra le due Cristine e l'impatto sull'Europa. Sopratutto sull'Italia
In Gran Bretagna gli hanno dato un nome preciso e ormai la seguono come se fosse una telenovela nella sezione geo-politica: The Christines at war, la guerra delle Cristine, che sarebbe una fiction a puntate davvero impossibile non seguire.
Ci siamo anche noi, dentro, naturalmente, e il nostro ruolo in questa telenovela non è certo dalla parte dei buoni. La Storia ci ha messo nella situazione di dover interpretare il ruolo di quei personaggi che quando entrano in scena, dopo le prime due battute, ci spingono a dare una gomitata al nostro compagno di poltrona per commentare questo mi sa che fa una brutta fine. Non siamo certo gli eroi di questa fiction iper-realista.
La nuova puntata (vera chicca per gourmet) si è svolta in un sontuoso teatro internazionale: la East Coast degli Usa, tre giorni fa uno scambio di battute al fulmicotone tra la segretaria del Fondo Monetario Internazionale, Christine Lagarde, dalla sede di Washington reduce da un incontro ufficiale con il ragionier vanesio- la quale, infantilmente ha minacciato lArgentina usando di proposito una metafora calcistica per il momento sto mostrando a quella nazione il cartellino giallo; ma c’è una inderogabile scadenza che è il 10 dicembre 2012. Superata quella data scatterà automaticamente il cartellino rosso e lArgentina verrà espulsa dal Fondo Monetario Internazionale. La presidente argentina si trovava in quel momento a un tiro di schioppo, stava a New York, al palazzo dellOnu. Da aggiungere che (gli sceneggiatori sono abili professionisti di mestiere) nellesatto momento in cui madame Christine minacciava la senora Cristina, la presidente stava parlando allassemblea dellOnu a Manhattan perorando la causa dellindipendenza del Sud America e chiarendo con gravi toni minacciosi ben coperti dalla consueta retorica diplomatica- che il teatro internazionale geo-politico non è più quello degli anni70 e che la grande stagione dello schiavismo colonialista è tramontata. Finito il suo intervento, i suoi segretari le hanno comunicato immediatamente lesternazione della sua omonima francese. E la presidente Kirchner ha dichiarato subito: LArgentina è una grande nazione. Ma prima ancora è una nazione grande. Abbiamo un vasto territorio baciato dalla fortuna naturale. Abbiamo risorse nostre, che ci consentiranno la salvaguardia della nostra autonomia e della nostra indipendenza. Ma soprattutto siamo un paese orgoglioso che ci tiene alla propria dignità. Vorrà dire che staremo fuori.
Chi non ha seguito tutte le puntate della telenovela (ci sono stati anche dei morti, come il giovane economista Ivan, in una storia che ho raccontato mesi fa) forse non può seguire in maniera palpitante questo fronte bellico della Guerra Invisibile e potrebbe non capire di che cosa si tratta. Ha a che vedere con la Gran Bretagna, lItalia, la BCE e la loro relazionalità con il Sud America. Ma soprattutto ha a che vedere con lo scontro tra linterpretazione keynesiana e friedmaniana delleconomia e con lo scontro dichiarato tra linterpretazione social-progressista dellesistenza quotidiana e quella liberista conservatrice. Questo duello è stato riportato, dibattuto e commentato in tutto loccidente. Neanche a dirlo, Italia esclusa. I servizi della, peraltro, brava Daniela Bottero, corrispondente della Rai di New York, parlavano del nuovo ipad5, di come a New York si vive lincipiente autunno, ammaliandoci con la descrizione variopinta della scelta di Mario Monti relativa a quali ristoranti andare, a quali club partecipare e a quali inviti aderire. In Gran Bretagna, invece, (il vero cuore del problema) a questa puntata hanno dato un risalto talmente forte che la BBC ha scelto di destinarle ben cinque piattaforme mediatiche diverse: televisione di stato, radio, sito on line, diretta streaming, lintera stampa cartacea mainstream. Per evitare di essere subissato dai consueti commenti della serie dacce sto link, in un post scriptum, in copia e incolla, trovate larticolo preso dal sito on line della BBC, sintetico ma esaustivo.
Qual è il contenzioso?
Eccolo esposto in maniera molto semplice e sintetica:
Il Fondo Monetario Internazionale sostiene che, sulla base dei propri dati a disposizione, linflazione in Argentina ha raggiunto la cifra del 30% in seguito alla irresponsabile azione di emissione di carta moneta da parte del Banco de la Naciòn perché in Argentina è stata scelta (il termine usato è irresponsabile) la strada degli investimenti in infrastrutture, salvaguardia del territorio idro-geologico, salario minimo garantito, credito agevolato alle imprese, protezionismo (con aliquote altissime praticate a tutte le multinazionali che in Argentina producono ma non investono il loro profitto in attività locali per favorire la occupazione) e aumento del proprio disavanzo di bilancio al fine di potenziare istruzione pubblica, ricerca scientifica e innovazione tecnologica. Uninflazione così alta comporta il rischio di implosione del sistema economico e quindi il resto del mondo economico, per salvaguardarsi, deve prendere le distanze da un modello economico così disastroso, definito ormai fuori controllo e quindi o l Argentina si adegua oppure viene espulsa. Una volta fuori, immediatamente verrà chiesto il saldo di tutti i loro bonds, il pagamento di tutte le transazioni internazionali di merci, e lintero sistema finanziario del pianeta dichiarerà inagibile ogni forma di finanziamento allArgentina, la quale, inoltre, dovrà immediatamente abolire gli investimenti e lanciarsi in una poderosa manovra di austerità, rigore e stretta creditizia, pena la cancellazione dei contratti internazionali di import-export.
Il governo della Repubblica Argentina, invece, sostiene che la propria inflazione è intorno al 9%. E dichiara che i dati forniti dal Fondo Monetario Internazionale non sono dati veri, perché le aziende di rating che hanno fornito le informazioni sono agenzie private finanziate fatto questo noto- da J.P.Morgan, Citibank e Societè Generale, che sono parte in causa e vogliono destabilizzare lintero Sud America per avere la possibilità di poterci speculare sopra. LArgentina, inoltre, ritiene che l FMI ha lanciato un sistema di punizione nei confronti delle nazioni dotate di un sistema finanziario economico centrale che vieta (come appunto nel caso dellArgentina) ogni attività finanziaria speculativa sui derivati, perché gli investimenti finanziari sono consentiti solamente su titoli e aziende che producono merci reali. Come ultima considerazione, lArgentina ritiene che il Fondo Monetario Internazionale abbia come compito quello di monitorare la situazione economica delle nazioni senza dover mai intervenire sulla qualità delle politiche economiche nazionali e locali essendo il principio dellautodeterminazione dei popoli un valore riconosciuto dalla carta internazionale dellOnu in data 1948.
Queste sono le due posizioni.
Poiché non si tratta di Juventus-Roma (forza capitano) dove il tifo è lecito, ciò che conta, in questo caso, è comprendere di che si tratta. Ma soprattutto che cosa accade se vince una o laltra delle due Cristine.
I rapporti di forza non sono affatto come istintivamente si può credere, ovvero Davide contro Golia, perché c’è un piccolo paese, laggiù nel polo sud, che conta poco o nulla, e da solo si è messo contro i poteri forti. Questa è la retorica perdente terzomondista che vive di ideologia e favole sentimentali.
Si tratta di un poderoso braccio di ferro politico, che ci riguarda tutti. Italia in prima fila.
(e vi spiegherò più avanti il perché).
Chi vincerà? Non lo so. Però so chi voglio che vinca. E so, con matematica certezza, che cosa accadrà sia nelluno che nellaltro caso.
Personalmente parlando (qui è il mago che si esprime) penso che abbia molte più chance lArgentina che il Fondo ;Monetario Internazionale. Il bello è che lo pensano anche i britannici, altrimenti non avrebbero dato un così ampio risalto alla vicenda.
Christine Lagarde fa la voce grossa a Washington, insieme a Monti come partner, perché si sente sicura della vittoria, e a mio avviso sbaglia di grosso. La sua vittoria ha queste tre tappe: il 7 ottobre a Caracas (elezioni politiche in Venezuela, paese fondamentale per lintero occidente in questo momento); il 6 novembre in Usa (elezioni politiche presidenziali); il 15 novembre, data in cui la troika consegnerà il proprio rapporto sullo stato impietoso della Grecia; a quel punto la nazione ellenica verrà protestata, spinta fuori dalleuro e surprise! invece del contagio, non accadrà un bel nulla se non uno scossone della durata di 48 ore. Si mostrerà e dimostrerà, pertanto, che leuro funziona e regge ogni urto, la Grecia sprofonderà nella miseria e nellincertezza (dimostrando che senza leuro non c’è salvezza) e leuro sorretta dal petrolio scontato del Venezuela, sorretta da Wall Street (che nei dieci giorni successivi alla vittoria di Romney sarà andata alle stelle con enormi guadagni di tutto il sistema bancario europeo) finalmente si potrà assestare e dare ordini al resto del mondo. Quantomeno alla parte occidentale. Questo è ciò che pensa la Lagarde.
Ma quali armi ha lArgentina? Enormi, gigantesche. E le sta usando tutte.
Vi racconto una delle armi usate nel recente passato (finito con successo venti giorni fa) relativa a una precedente lontana puntata della telenovela dal titolo La guerra dei limoni tra le due Crisitne con una successiva puntata dal titolo Coke is the real thing, baby!.
Veniamo alla puntata dei limoni.
Quando nel 2004 lArgentina, reduce dal suo fallimento, comincia a rimboccarsi le maniche per lauspicata ripresa, si avvale di diverse forme di consulenza economica, tra cui quella di un gruppo di scienziati tedeschi: per tradizione storica, i tedeschi sono di casa laggiù. Arrivano gli agronomi verdi dalla Germania, portandosi appresso la nuova tecnologia ecologica, evoluta nel campo dellagricoltura. I tedeschi scoprono che i limoni argentini sono eccellenti. E varano un ingegnoso piano. Grazie al fatto di avere uno sterminato territorio a disposizione, il governo investe una massiccia quantità di denaro per lanciare un sistema di cooperative agricole occupando circa 150.000 ettari per produrre il più vasto limoneto del pianeta. Per avere il frutto ci vogliono anni, ma la tecnologia aiuta. Finalmente, alla fine del 2009, ecco i succosi limoni. Vanno al mercato internazionale. La frutta risulta seconda, per qualità, soltanto ai limoni italiani (la più pregiata specie in assoluto) con laggiunta del fatto che ha un prezzo di mercato inferiore del 212% ai limoni siciliani, liguri, greci, turchi, spagnoli, provenzali. I più grossi consumatori di limoni in Europa sono tedeschi e britannici, per via della loro alimentazione. Ai tedeschi servono per condire una loro insalata e i krauti di cui sono ghiotti e agli inglesi servono per spruzzare il loro piatto unico quotidiano, i celebri fish&chips, cartoccio composto da filetti di baccalà e patate fritte che ben si accompagnano con la pinta di birra al pub, ogni sacro giorno alle ore 17.,30. I tedeschi si avvalgono di forte sconto ma arriva anche la Coca Cola, il cui amministratore delegato, in persona, vola a Buenos Aires e firma un accordo commerciale della durata di 25 anni per avere i limoni con i quali compone la ricetta di ben 22 delle sue 30 bibite sparse in tutto il mondo. Lamministratore dichiara che il 93% dei propri limoni li prende in Argentina, il restante 7% dalla Florida. Poco tempo dopo, si passa alla soia. E arriva la Cina: contratto commerciale della durata di 50 anni; acquistano il 92% della produzione nazionale di soia (decine di migliaia di ettari coltivati sempre dai tedeschi) e 10 milioni di vacche. I bovini vengono allevati da produttori argentini nelle sterminate praterie daltura, macellati, squartati come piace ai cinesi, incartati, messi su giganteschi aerei frigoriferi e ogni giorno partono 50 giganteschi aerei da trasporto che portano a Pechino la carne necessaria per sfamare circa 250 milioni di cinesi. Arrivano anche i giapponesi che si prendono la produzione di acqua minerale di ben 122 ghiacciai del polo sud per un totale di 20 milioni di ettolitri al mese per 50 anni. I giapponesi bevono lacqua argentina ma non lo sanno. Tutto ciò contribuisce a un aumento del pil argentino dellordine di un +5% allanno e sarà il trampolino di lancio della loro ripresa economica. Dai cinesi, lArgentina si fa pagare in dollari e bpt italiani; dai giapponesi in dollari e bpt tedeschi. Dai tedeschi e inglesi in euro. Ma nel 2010 la situazione geo-politica cambia precipitosamente. DallUnione Europea partono chiare indicazioni di andare allattacco delle economie floride keynesiane. Per un fatto politico. La Gran Bretagna è la prima ad adeguarsi. E il primo atto del neo-eletto David Cameron. Non appena insediatosi, scopre che i limoni argentini allimprovviso- non rispettano i parametri sanitari internazionali. Di conseguenza, si rivolge per protesta allUnione Europea e Van Rompuy in persona denuncia laccordo chiedendo una penalizzazione per lArgentina, oltre a chiuderle laccesso alle esportazioni internazionali. Per un mese lArgentina protesta, soffre e si preoccupa. Dopodichè si fanno venire in mente unottima idea. La Kirchner personalmente scrive una lettera al quartier generale della Coca Cola ad Atlanta dove spiega alla multinazionale che dal giorno dopo non beccano più neppure un limone. Non solo. Avvalendosi della denuncia dellUnione Europea, confortata dalle dichiarazioni di origine stampate sulle bibite della Coca Cola, si appella allOMS chiedendo che vengano tolte dalla circolazione in tutto il continente europeo le 22 bibite che contengono limoni argentini perché prive dei dispositivi di salvaguardia sanitaria previsti dalle convenzioni europee vigenti, visto che lEuropa sostiene che i nostri limoni non vanno bene, si deduce che non possono andare bene neppure bibite composte con i nostri limoni. Per la Coca Cola si tratta di un danno di circa 25 miliardi di euro. Inizia un contenzioso durato ben 20 mesi, un braccio di ferro tra le due Cristine. Il finale della puntata è noto. Il presidente della Coca Cola tranquillizza la Kirchner dicendole ghe pensi mi. E ci riesce. 1-0 per lArgentina.
Fine della precedente puntata.
Quella prossima, datata 13 dicembre 2012, non si sa come andrà a finire. Ma si sa che cosa accadrà se vince la Christine francese: 48 ore dopo, lArgentina, accettando lespulsione, protesterà il contratto con la Coca Cola, dirà ai cinesi che staranno senza carne e senza soia; dirà ai giapponesi che staranno senzacqua da bere; dirà ai tedeschi che non avranno più il petrolio con lo sconto. E tutta questa gente andrà a chiedere ragioni alla Christine a Parigi. LArgentina, quindi, avrà come avvocati difensori la Coca Cola, la Cina, il Giappone, lindustria agricola tedesca.
E lItalia?
Automaticamente fallirà la Telecom, e due giorni dopo la Enel annuncerà che la propria fattura viene triplicata. Intesa San Paolo, Banco Popolare di Milano e Mediobanca subiranno in borsa un crollo di almeno il 40% del loro valore. Perché?
Perché la Telecom è unazienda decotta. Eppure i suoi bilanci sono buoni: è vero. Ma il profitto (che la tiene a galla) lo prende da Telecom Brasile e da Telecom Argentina, nazioni nelle quali gestisce lintero sistema di telecomunicazioni digitali, terrestri e satellitari. Verranno subito nazionalizzate. Non solo. Verrà anche nazionalizzata subito anche lEnel, che gestisce tutto il sistema dei servizi di erogazione di energia elettrica a Buenos Aires, in Bolivia, a Rio de Janeiro e che per la bilancia italiana è fondamentale. Inoltre, verranno messi subito allincasso bpt italiani per un controvalore di 22 miliardi di euro, proprio alla vigilia di Natale. E se lItalia non ha da pagare, si arrangi. Che vada a farseli dare da Christine Lagarde.
Per ridurla in sintesi, si tratta, in realtà, di una lotta squisitamente politica.
La telenovela sta tutta lì.
Non centra niente il business, né il commercio, né gli scambi. Proprio no.
E tantomeno leconomia.
Come ha detto con molta chiarezza la sudamericana Cristina Kirchner io pretendo che venga rispettata la mia dichiarazione politica. E si riferiva allo scontro micidiale a Montevideo lo scorso novembre (quando il giovane economista morì impiccato), nel corso del quale Christine Lagarde la minacciò di sanzioni e isolamento se non cambiava politica economica. In quelloccasione la Kirchner disse: Preferisco avere uninflazione altissima e spropositata se so che la disoccupazione dal 34% è scesa al 3,5%; che la povertà è diminuita del 55%; che il pil viaggia di un +8% annuo; che la produttività industriale è aumentata del 300%; che c’è lavoro in Argentina, c’è mercato per tutti, e il mio popolo è molto ma molto più felice di prima, piuttosto che avere uninflazione del 3% come in Italia, dove c’è depressione, disperazione, avvilimento e lesistenza delle persone non conta più. E questa è unaffermazione politica. Di principio e sostanziale. Non lo ha ancora capito?
Sembra che non lo abbia capito.
Sembra che non lo abbiano capito neppure gli italiani.
La crisi economica è uno specchietto per le allodole.
Si tratta di uno scontro micidiale politico tra due diverse modalità, totalmente contrapposte, di interpretare lesistenza. E in questo scontro, leconomia, lo spread, ecc, sono semplicemente uno strumento di minaccia e ricatto per far passare un disegno politico di espoliazione, espropriazione e schiavizzazione degli esseri umani in Europa.
Altrimenti non si chiamerebbe Guerra Invisibile. Perché non si vede.
Non è certo un caso che la cupola mediatica, in Italia, abbia scelto di non acquistare i diritti per trasmettere le puntate della telenovela delle Due Cristine. Meglio che nessuno la veda.
Ed è meglio anche che nessuno sappia nulla dei limoni, dei verdi tedeschi, ma soprattutto che non venga né detto, né spiegato, né tantomeno mostrato, come se la passano quelle nazioni che hanno avuto lardire e lardore di dire no allausterità, no alla sudditanza nei confronti dei colossi finanziari, ma soprattutto no ai diktat delle banche centrali.
Mentre da noi Monti & co. officiano continue messe da requiem dellingegno, della creatività, del lavoro e della voglia e bisogno di imprendere della nazione, da qualche altra parte del mondo si balla il tango e la milonga, e ci si sente vivi. Sono molto più poveri di noi, hanno molto meno di noi, sono molto meno ricchi di noi.
Eppure, sono molto ma molto più felici.
Non è questo, dopotutto, che conta nella vita dei popoli e delle nazioni?

SCRITTO DA: Sergio Di Cori Modigliani
Blog: Libero Pensiero, la casa degli italiani esuli in patria.

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