IL RISVEGLIO DEL CADUCEO DORMIENTE: la vera genesi dell'Homo sapiens

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LA NUOVA CONOSCENZA

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GdM

mercoledì 10 settembre 2014

L'UMANITA' ANTICA E L'ENERGIA DELLA TERRA


ANALOGIE  TRA GLI INCREDIBILI CERCHI DI PIETRA DI  “SENEGAMBIA” (GAMBIA-SENEGAL) E  CARNAC IN BRETAGNA (FR).

MLR


Mentre in Italia l’estate era addormentata, il nord della Francia mi ha concesso la possibilità di girovagare piacevolmente senza problematiche di clima pazzo. Belle giornate fresche e ventilate come quella passata tra i dolmen ed i menhir della bretone Carnac.
Questo post nasce dal suggerimento della mia compagna, che al rientro in Italia, mi mostra le fotografie del sito di Senegambia.

“Cerchi di pietra di Senegambia”  è il nome con cui è noto un sito inserito dal 2006 nell'elenco dei Patrimoni dell'umanità “UNESCO”  che si trova sul confine fra il Gambia ed il Senegal. Questa regione, che si estende su di una superficie di circa 35.000 chilometri quadrati nella zona del fiume Gambia, è anche conosciuta col nome di Wassu in Gambia e col nome di Sine-Saloum in Senegal.

Nel corso della storia, l’uomo ha sentito la costante necessità di erigere maestosi monumenti. Molto spesso, l’esigenza era quella di costruire qualcosa che fosse più grande, costosa e imperitura di qualsiasi altra cosa realizzata in precedenza. Tuttavia, esistono alcuni monumenti meno importanti che raramente attirano la stessa attenzione, che però sono esempi di grande progettazione architettonica e tecnologica.
Tra questi ci sono i Cerchi di Pietra di Senegambia.

In media, le pietre che compongono i cerchi sono alte circa 2 metri e possono pesare fino a 7 tonnellate ciascuna. Anche se non si tratta di strutture massicce come quelle di Stonehenge in Inghilterra, o come le Piramidi d’Egitto, di queste incredibili realizzazioni monolitiche se ne contano più di 1000, sparse su una superficie di 100 km per 350 km.

A mio parere il sito di Senegambia  ha spiccate analogie con gli allineamenti di Carnac in Bretagna.
Vediamole:

SENEGAMBIA:

Dei 1000 cerchi di pietra, 93 sono stati inseriti nella Lista del Patrimonio Mondiale dell’Unesco. Questi includono in complesso Sine Ngayène in Senegal, così come i complessi Wanar, Wassu e Kerbatch in Gambia.
Oltre ai cerchi di pietra, i complessi contengono anche numerosi tumuli funerari (proprio come a Carnac – ndr). Dal materiale ottenuto dagli scavi archeologici, si desume che i cerchi sono stati realizzati tra il 3° secolo a.C. e il 16° secolo d.C. , ma come nel sito di Carnac, questo non è incontrovertibile, infatti le popolazioni successive ai costruttori possono aver popolato e sfruttato l’area. Molto probabilmente questi allineamenti risalgono all’epoca neolitica di molto precedente. Ciò non toglie che i cerchi siano stati eretti gradualmente nel corso di un lungo periodo di tempo, facendo riferimento ad una tradizione che è stata mantenuta per diversi millenni.
Per la realizzazione dei cerchi di pietra, gli antichi costruttori hanno dovuto identificare gli affioramenti rocciosi più adatti per l’intaglio delle pietre. Sebbene si tratti di una pietra abbastanza comune nella regione, era comunque necessaria una grande conoscenza geologica della zona.
Una volta identificata la cava più adatta, cominciava il taglio e l’estrazione della pietra, operazione non facile dato che l’obiettivo era quello di ricavare un unico grande monolito. Nei siti di estrazione non è stato trovato nessun attrezzo. Certamente era necessaria una grande abilità per tirare fuori i monoliti dalla cava, ma le tecniche estrattive sono ancora del tutto ignote.
Infine, i monoliti estratti venivano trasportati e eretti in vari siti lungo il fiume Gambia. Questo processo suggerisce che le antiche popolazioni dell’Africa occidentale fossero socialmente molto organizzate, riuscendo a mobilitare un gran numero di operai per la realizzazione del progetto. Basti immaginare che l’intero processo si è ripetuto per migliaia di monoliti.
La funzione dei Cerchi di Pietra di Senegambia rimane sconosciuta, al pari di quella di Carnac. È stato suggerito che avessero una funzione principalmente funeraria. In alcuni scavi, sono state scoperte sepolture di massa, in cui i corpi sono stati gettati alla rinfusa nelle fosse. Forse si trattava di vittime di un’epidemia o di guerre tribali successive.
Alcuni ricercatori hanno ipotizzato che la posizione dei vari cerchi di pietra rifletta la configurazione di alcune costellazioni. Quello che è certo è che sono necessarie ulteriori ricerche per comprenderne meglio la funzione.

CARNAC :

I caratteri comuni dei grandi allineamenti presenti a Carnac portano a pensare che potrebbero essere stati luoghi dediti alla celebrazione di culti. Le file potrebbero rappresentare grandi viali che portano ai cerchi costruiti in posizioni sopraelevate, e quindi privilegiate, che racchiudono il complesso megalitico. La presenza di uno spazio religioso aperto (le file di menhir) insieme a quella di un luogo di culto chiuso (il cerchio) rappresenterebbe, quindi, la pianta dei più antichi templi conservatisi fino ai giorni nostri.
Queste costruzioni di pietra consistono in menhir allineati o disposti in cerchio, che si ergono in un paesaggio megalitico insieme a menhir isolati, tombe individuali (tumuli) e collettive (dolmen).



Le Ménec. Situato a ovest di Carnac, è attualmente formato da 1.050 pietre allineate su una lunghezza di 950 metri.
Il villaggio di Le Ménec sorge all’interno del cerchio formato da 71 massi che si ergono uno a fianco all’altro. Tale complesso, di forma ovale, è spostato verso sud rispetto alle undici file di menhir che vi confluiscono. Uno di questi massi, il Gigante di Le Ménec, alto 3,50 metri, è sicuramente più antico rispetto all’allineamento stesso.
Toul-Chignan è il prolungamento orientale del gruppo di Le Ménec e si interrompe in prossimità di un cerchio tuttora visibile su entrambi i lati. Più a est, si possono scorgere alcuni monoliti isolati.
Kermario è forse il sito di Carnac maggiormente frequentato, grazie alle dimensioni gigantesche dei suoi monoliti. Tale fama ha però alimentato un fenomeno di erosione dovuto alla presenza umana, che ha portato alla chiusura dell'accesso al sito. A ovest è presente una curva della strada che si suppone fosse il luogo in cui sorgeva il cerchio megalitico che delimitava l’estremità dell’allineamento. Vi è inoltre un dolmen privo del cairn originario. Il dolmen, un sepolcro collettivo, era un tipo di sepoltura molto utilizzato nel Neolitico.

Luogo di riposo per molti defunti, si presenta sotto forma di un cairn (non più presente) che ricopre l’architettura megalitica dei corridoi e della camera funeraria. Dopo aver attraversato la Petite Métairie, le file di menhir risalgono sul pianoro di Le Moulin de Kermaux per poi discendere di nuovo verso lo stagno di Kerloquet, scavato nel XIX secolo.

La località di Le Manio presenta file di menhir che scavalcano un tumulo funerario a loro antecedente e in cima al quale si erge un menhir alto ben 3,50 metri. Nel 1922 gli scavi condotti in questo tumulo, hanno portato alla luce arredi molto importanti attualmente esposti al Museo della Preistoria di Carnac.
Il quadrilatero di Le Manio, situato più a est, è stato restaurato all’inizio del XX secolo.
È formato da blocchi di granito locale alti un metro che si ergono uno accanto all’altro. Secondo le antiche descrizioni, la sua funzione era quella di delimitare un tumulo individuale. Il Gigante di Le Manio, si erge più a sud, con i suoi sei metri circa di altezza è il monolito più alto del sito.
Kerlescan è formato da tredici file di menhir ancora in ottime condizioni.
Questi allineamenti convergono a ovest verso i resti di un cerchio quadrangolare chiuso, a nord, da un lungo tumulo sul quale si erge un alto menhir posto sull’estremità occidentale. Le depressioni artificiali presenti al centro fanno supporre saccheggi di questo tumulo. Infatti, essendo il contenuto di questo tipo di tomba molto pregiato, suscitava l’avidità degli “antiquari” del XVIII secolo e XIX secolo.Le Petit Ménec, sorge nel comune di La Trinité sur-Mer e prolunga con i suoi allineamenti il sitodi Kerlescan.

LA TEORIA DELLA GENESI  ENERGETICO-VIBRATORIA:

Sin dai primordi dell'umanità l'uomo si è avvalso delle sue capacità extrasensoriali per individuare i punti della terra che avessero delle caratteristiche speciali sotto il profilo energetico-vibratorio, questo al fine di poter interagire con la Divinità in tutti i suoi aspetti, e stabilire con essa un contatto diretto. Questa connessione, attivata poi attraverso la ritualità e la preghiera, gli ha permesso l’opportunità sia di relazionarsi ai cicli della natura e a quelli astrali (come per la semina, la germogliazione, la maturazione e conservazione del raccolto) sia di elevarlo spiritualmente dandogli in alcuni casi la chiave di lettura della vita stessa.
La classe Sacerdotale di ogni epoca è sempre stata costituita da uomini iniziati anche all'arte della rabdomanzia, cioè alla capacità di individuare con esattezza vene acquifere sotterranee, e nel caso di veri professionisti stabilirne senso di scorrimento, larghezza, profondità, qualità minerali ed energetico-vibrazionali. Questa tecnica permette tutt’oggi di rilevare, oltre all’acqua nel sottosuolo, fonti naturali di emissione energetica, reticoli tellurici o cosmici e linee energetiche proiettate sulla terra dall’universo. Ne abbiamo testimonianza già nel neolitico dove Cromlech, Dolmen e Menhir si trovano appunto ubicati sopra uno o più frequentemente sull’intersezione di due o più corsi d'acqua sotterranea, compattazioni di linee e nodi Hartmann o Curry o su linee Sincroniche (Ley Lines). Enormi massi del peso di centinaia di tonnellate sono stati spostati anche per chilometri fino al punto topico di energia da dove avrebbero poi svolto, una volta attivati, la funzione di antenne riceventi-emettitrici…”.

“I luoghi di potere sono quei luoghi in cui gli uomini incontrano la Divinità. Sia che essa, a seconda della occasioni e dei contesti, venga riconosciuta come potenza cosmica-astrale, o come potenza di natura, propria del luogo stesso. La funzione di questi “canali di energia” non è solo quella di collegare il cielo alla terra e gli uomini alla Divinità, ma anche la vita terrena e l’aldilà”

Bibliografia e citazioni:
wikipedia

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