IL RISVEGLIO DEL CADUCEO DORMIENTE: la vera genesi dell'Homo sapiens

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VIDEO SINOSSI DELL'UOMO KOSMICO

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Con questo libro Marco La Rosa ha vinto il
PREMIO NAZIONALE CRONACHE DEL MISTERO
ALTIPIANI DI ARCINAZZO 2014
* MISTERI DELLA STORIA *

con il patrocinio di: • Associazione socio-culturale ITALIA MIA di Roma, • Regione Lazio, • Provincia di Roma, • Comune di Arcinazzo Romano, e in collaborazione con • Associazione Promedia • PerlawebTV, e con la partnership dei siti internet • www.luoghimisteriosi.it • www.ilpuntosulmistero.it

LA NUOVA CONOSCENZA

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GdM

sabato 28 novembre 2015

"I GIORNI DELLA SETTIMANA E ...I SETTE CEREALI"


di Asclepio

“Chi si accinge ad indagare nell’intimo della natura,
deve prima ricordare qual è l’origine dell’Uomo”

Alexander von Bernus


Nell’ambito del pensiero antroposofico è nota l’importanza riconosciuta ai ‘ritmi cosmici’ ma anche alla necessità da parte dell’uomo di sviluppare la sua libertà emancipandosi dalla tutela di forze esterne, da qui la dialettica fra sviluppo dell’autonomia dell’uomo (realizzata solo in parte) rispetto a certe forze extra-umane ed extra-planetarie, da un lato, e dall’altro il bisogno di dirigere la propria evoluzione restando in armonia con le forze che reggono il cosmo e soprattutto il nostro sistema solare.

Pianeti e divinità planetarie per gli Antichi:

Le relazioni dei cereali con i giorni della settimana e con i pianeti vanno viste come qualcosa di unitario essendo i primi accordati ai secondi. Tale associazione è giustificata dal  fatto che i cereali più diffusi nell’alimentazione sono soprattutto sette. Secondo la concezione antroposofica, per l’uomo antico anche l’ordine dei giorni della settimana derivava da una visione chiaroveggente dell’ordine dell’universo, nel quale i pianeti apparivano soltanto come immagini esteriori di esseri e forze divine. Giove, ad esempio, era il nome di una forza cosmica, prima ancora che di uno dei sette pianeti fisici. L’ “occhio antico” vedeva l’aura di Giove, e vedeva nell’aura le entità spirituali che, per un certo loro grado di evoluzione, appartenevano a Giove. Poi l’umanità si sviluppò perdendo però gradualmente l’antica chiaroveggenza, per processo analogo a quello per cui con le varie entità della natura (indicate a seconda delle mitologie con nomi differenti: ninfe, ondine, driadi, naiadi, tritoni, sirene, fauni, sileni, silfidi,etc..) già l’uomo delle civiltà antiche andava perdendo ogni forma di contatto effettivo. Mentre l’aura planetaria non fu più visibile all’uomo, per via dello sprofondarsi nei sensi fisici; il nucleo centrale fisico diventava sempre più distinto. La parte spirituale andò perdendosi, e divenne visibile la parte corporea. La conoscenza di questa spiritualità intorno alle stelle, delle entità che le circondano, si conservò nel retaggio delle scienze tradizionali. Di tale conoscenza parlano tutti gli antichi sacerdoti, i Rishi vedici, e anche gli sciamani attuali.  Coloro che erano discepoli dei maestri di quelle scuole dei Misteri, pronunciando nelle lingue sacre i nomi di Luna, Mercurio, Venere, Sole, Marte, Giove, Saturno, indicavano una scala di entità spirituali. Oggi invece nel senso odierno di quelle espressioni si indica con esse un astro fisico, cioè solo la parte più grossolana di ciò che con quei nomi s’intendeva in origine; non se ne indica affatto l’elemento principale. Quando un antico sacerdote diceva “Luna”, con questa parola suscitava la rappresentazione di un livello di una gerarchia spirituale. Chi invece per la sempre più profonda immersione nei sensi dell’umanità si era grandemente allontanato da quella veggenza spirituale, levando i suoi sguardi vedeva solo la Luna fisica, e chiamava quella “Luna”. Si usava una parola per due cose che certamente avevano un nesso tra di loro, ma suscitavano nell’uomo rappresentazioni del tutto differenti.


 Ovviamente non consieriamo i pianeti trans-saturniani (Urano, Nettuno e Plutone) che hanno assunto un certo significato per l’umanità solo da un determinato momento e con i quali entreremmo in una scala non più settenaria ma denaria. Per quanto l’effetto di questi pianeti sia effettivo, essi sono lenti ed esercitano la loro funzione più a livello di generazioni: la loro azione influisce sugli uomini soprattutto in senso collettivo.  
Per molti aspetti pratici connessi alla medicina, all’agricoltura, alla salute e all’organizzazione della vita quotidina, il modello settenario antico è certamente sufficiente e accurato. Pertanto ci si può continuare a riferire al modello settenario per quasi tutti gli aspetti organizzativi della vita pratica e spirituale.

I nomi dei giorni della settimana sono, in tutte le lingue europee, connessi con le forze-deità planetarie:

La conoscenza degli antichi miti divini è in genere oggi assente, sicché per molti è diventato incomprensibile il significato dei nomi assegnati ai giorni della settimana specialmente nelle lingue nordiche. Domenica, da dominus, giorno del Signore, si riferisce al Sole, cosa più evidente in tedesco ove Sonntag deriva da Sonne ed in inglese, ove Sunday deriva da Sun. La relazione che intercorre tra Luna e lunedì in italiano e nelle lingue romanze, è facilmente avvertibile. Lo stesso vale per martedì da Marte, dio della guerra e pianeta  “rosso”. Mercoledì è il giorno di Mercurio, che però nelle religioni nordiche era in parte assimilato a Wotan (Odin); in inglese infatti il mercoledì è Wednesday, in antico anglosassone Wōdnesdæg (giorno di Wotan); giovedì = Giove; venerdì = Venere. Per il giorno di sabato l’inglese ha scelto il nome più adatto: saturday, giorno di Saturno, mentre altre lingue come l’italiano o il russo hanno invece ricalcato etimologicamente lo shabbat ebraico, che non ha nessuna relazione con le divinità planetarie. Secondo Steiner l’uomo attuale con lo sviluppo della coscienza ha maturato  una maggiore autonomia e libertà rispetto agli ordinamenti cosmici e alle forze e intelligenze che ne guidano l’azione. Sebbene quindi gli sia concesso di svolgere la sua attività secondo la sua volontà in ogni giorno della settimana, secondo un’autonomia maggiore che per l’umanità antica, resta pur sempre il ritmo dei giorni della settimana, scandito secondo la scala settenaria, con cui l’uomo ha comunque la possibilità di armonizzarsi. Su questa scala settenaria Steiner ha immaginato fra l’altro di poter correlare anche le “vie” dell’Ottuplice Sentiero buddhista, anche in sede di “esercizi” su cui guidare la propria azione giornaliera, secondo questa corrispondenza:

giorno di Saturno: retto pensiero.
giorno del Sole: retta intenzione.
giorno della Luna: retta parola.
giorno di Marte: retta azione.
giorno di Mercurio: retto sistema di vita.
giorno di Giove: retta aspirazione.
giorno di Venere: retta presenza mentale.
giorno di Saturno: retta contemplazione.

Il giorno di Saturno (ripetuto) rappresenta molto bene a mio avviso la duplicità di Saturno: dio nero, e dio dell’età dell’Oro (per Steiner infatti, nel testo de “La Scienza Occulta”, Saturno era l’antico Sole nel ciclo planetario precedente) Come detto è possibile anche mettere in relazione ogni giorno ad un cereale corrispondente, secondo la nozione tradizionale di segnatura. Va però precisato che queste corrispondenze, per la medicina antroposofica,  hanno un significato per l’esperienza animica più che da un punto di vista nutrizionistico in senso stretto, anche se un maggior equilibrio animico, come si sa, può portare per ricaduta dei miglioramenti anche anche a livello fisiologico.

Giorni della settimana e cereali:

Domenica. Frumento. La domenica è in relazione con il Sole. La segnatura “solare” del grano è facilmente intuibile. La domenica apre il ciclo tradizionale della settimana, ma l’elemento solare, per altri versi, tiene la posizione centrale della serie dei 7 giorni, se consideriamo la “sequenza caldaica” (Saturno-Giove-Marte-Sole-Venere-Mercurio-Saturno). Tutti i cereali hanno segnatura solare; il frumento però ha questa segnatura in modo eminente ed esclusivo. Esso è diffuso su tutta la terra (posizione “centrale” del Sole) ed anche visivamente richiama, come niente altro, l’oro solare. Anche nell’uomo la sua azione si distribuisce uniformemente ed armonicamente in tutti gli organi, senza concentrarsi prevalentemente in alcuno.


Tale dunque è l’associazione del frumento al Sole e alla domenica. Il frumento è centrale nella cultura sacrale mediterranea, in particolare nelle scuole misteriche legate al culto dell’eroe-dio solare, in particolare nei misteri di Osiride, stesso ruolo che poi è passato nella figura del Christo, altro dio solare del ciclo di civiltà mediterraneo.

Lunedì. Riso. La Luna riflette la luce del Sole soltanto in un soffuso chiarore: l’astro notturno non possiede il potere irradiante e penetrante della luce solare. Il Sole dona la vita, la Luna agisce sulla forza vitale modulandone l’azione secondo il ritmo ciclico del suo crescere e decrescere. La Luna agisce prevalentemente attraverso l’elemento dell’acqua e, di tutti i cereali, il riso è quello che necessita di essere coltivato direttamente dentro l’acqua, in contatto totale con questo elemento:  da cui l’evidente segnatura lunare di questo cereale, riscontrabile anche nel colore bianco del chicco del riso che ricorda il pallore lunare, di contro al biondo dorato del grano. Un’altra corrispondenza essenziale è con la tradizione orientale: poiché il riso è il cereale su cui si regge l’intero mondo asiatico e orientale. La luna rimanda anche all’idea di passività e di abbandono, alla ricettività e all’inconscio: questo tema è in un certo senso associabile alla tradizione orientale, dai connotati tendenzialmente più “contemplativi” rispetto alla più attivo Occidente, tanto da fondare il sia pur semplificativo motto “Ex Oriente Lux, ex Occidente Dux“.


 È singolare notare come anche la consistenza delle spighe rivela questa differenza: normalmente morbida e pendula quella riso, più dura e consistente quella del grano, con le glumette dalle reste così rigide da sostenersi in posizione verticale (orizzontale  e verticale, come simbolicamente collegati alla funzione femminile e maschile). Risulta così evidente che i due cereali, tanto largamente diffusi, l’uno legato alla tradizione occidentale-mediterranea e l’altro a quella asiatico-orientale riproducono così lo schema di polarità dei due luminari. Si potrà forse obiettare che questo ruolo passivo, riflessivo e contemplativo poco si addice al lunedì, come primo giorno della settimana lavorativa. Questo elemento “disarmonico” è stato introdotto nel mondo occidentale dal cristianesimo, per la volontà di differenziarsi dall’ebraismo che celebrava il giorno sacro e il riposo nel giorno di sabato (shabbat). Fu così che si decise di spostare sulla domenica il rito religioso e la festività sacra, rafforzata dall’identificazione della figura del Cristo con l’archetipo del dio solare (Mithra, Sol Invictus, etc.). Fu comunque mutuato dalla tradizione ebraica e biblica il precetto del riposo settimanale, il che ha indebitamente trasformato il primo giorno della settimana, aprentisi sotto il segno del dio solare, in un giorno di riposo! Riteniamo ragionevole pensare che questa scelta disarmonica non sia stata priva di conseguenze epocali.

Martedì – Orzo. Forse meno evidente è la natura “marziale” dell’orzo. gw-hoplites-fightingEppure questo cereale più scuro e poco raffinato, tutto sommato meno pregiato di altri, forse anche per la sua frugalità fece da pasto ai guerrieri spartani, il cui alimento giornaliero consisteva in focacce di farina di orzo oltre che nel famigerato “brodo nero” spartano, e così pure per gli opliti di tutta la Grecia classica.


I romani non amavano particolarmente l’orzo, più in voga nei tempi antichi, e nel tempo lo sostituirono con il più apprezzato farro (un varietà di frumento); rimase un cibo destinato spesso ai servitori o, appunto, ai soldati. Che fosse un cibo destinato a “rinvigorire” e a dare lo slancio aggressivo e la determinazione lo attesta comunque il fatto che i gladiatori ne facevano ampio uso nello loro alimentazione giornaliera, sia come zuppe che in forma di polenta; Plinio il Vecchio nella sua  Historia naturalis ricorda come essi fossero appunto chiamati hordearii, cioè mangiatori di orzo. Esteriormente l’orzo assomiglia molto al grano, questo richiama la contiguità del Sole con Marte, primo pianeta “maschile” che troviamo oltre il Sole. Questa somiglianza si ritrova pure in ermetismo ed alchimia, con il Braccesco che ricorda come dal Marte-ferro dipenda “la perfettione dello Elixir “( cit. Espositione di Geber filosofo) mentre è ben noto l’impiego di sali del ferro o limatura di ferro nella preparazione del Regolo d’Antimonio, prima tappa della Via Secca.

Mercoledì – Miglio. Ciò che al martedì non è stato trasmutato delle antiche forze di Marte, trapassa al mercoledì. A questo spetta il compito di effettuare quella trasmutazione. Mercurio è infatti il dio della trasformazione e al contempo il guaritore, a cui era assegnata la funzione della Medicina. Per il mercoledì troviamo dunque il miglio quale cereale “mercuriale”.


Dio-hermes-mercurio La sua cariosside, piccola e leggera, più di quella degli altri cereali, ne esprime bene il carattere mercuriale, così come il fatto che questo cereale si sia diffuso su tutto il pianeta grazie alla sua facilità ad adattarsi a tutti i terreni. In passato veniva coltivato per l’alimentazione delle specie avicole, e questo ben si addice ad un vegetale che ha la segnatura del dio alato.  Il miglio agisce sugli organi adibiti al contatto con il mondo esterno, ossia sulla pelle e gli annessi cutanei, pelle che infatti ha una specifica segnatura mercuriale nella sua funzione di comunicazione con l’esterno. Il miglio agisce anche facilitando le funzioni depurative del sistema linfatico, che ha la segnatura planetaria di Mercurio e quella zodiacale di Aquario, domicilio di Saturno ed esaltazione di Mercurio.

Giovedì – Segale. Il giovedì, consacrato un tempo a Giove, padre degli dei, deve essere vissuto in una chiave che richiami la magnanimità e la saggezza. La segale si nota per la sua elevata e possente figura, che ben si addice al robusto e sanguigno Zeus/Giove. La sua resistenza anche ai climi freddo-temperati ha permesso a questo cereale di essere coltivato nei paesi nordici, in cui spesso ha rappresento una delle principali fonti alimentari. Trasmette quindi all’uomo una forte energia formativa e resistenza. Contribuisce a stimolare inoltre le attività del fegato, l’organo associato a Giove. L’azione ricostituente ed energizzante della segale ben si associa con la funzione “gioviale”, di cui tuttavia modera gli eccessi essendo meno calorica di altri cereali: mostra di avere una minor indice  glicemico ed è anche ipocolesterolemizzante, adatta così a chi soffre di “sindrome metabolica” e disturbi del ricambio.

Venerdì – Avena. Il venerdì è dedicato a Venere. E’ bene che alla saggezza ed alla gravitas di Giove segua ora la bellezza ed il piacere.  Un ampio regno della vita viene custodito da Venere: essa è la madre di ciò che germoglia, che cresce nella vegetazione, la Venus Genetrix, degli Antichi. A questo complesso archetipico conviene l’avena. La natura femminile di questo cereale si evidenzia, ancor più che nel riso, nelle cariossidi che pendono molli e in piacevole abbandono dallo stelo (nella nomenclatura scientifica una sua variante è detta fatua) . L’avena è assai strettamente legata alle forze vitali eteriche , cosa evidente nel fatto che esso resta verde piú a lungo – viriditas, attributo e colore di Venere, nelle note corrispondenze ermetiche. Questo cereale, inizialmente proveniente dall’Asia e dal Medio Oriente (terra d’elezione del Culto di Ishtar), si diffuse poi in Europa; i Romani non ne apprezzavano troppo il sapore, e spesso lo lasciavano ai meno raffinati Germani. L’associazione con il furor teutonico può apparire contraddittorio solo apparentemente, se si pensa che l’aspetto “durgico” della divinità femminile, era ben contemplato nella figura della Venus Victrix, la Venere delle battaglie, la Sekhmet egizia che era l’aspetto guerriero della stessa Hathor. Il popolo tedesco sviluppò solo più tardi quella potenzialità estetica della Venere, sviluppando un animus artistico che si è espresso prevalentemente nelle figure di sommi musicisti e poeti.

Sabato – Mais. Il giorno di Saturno chiude il ciclo della settimana, introducendo la serietà, la compostezza e il rigore di questo austero dio planetario, il quale imprime il suo carattere al giorno del sabato. Tale giorno, che chiude la settimana, dovrebbe essere dedicato al raccoglimento, all’interiorizzazione.


Ciò corrisponde poco all’attuale attitudine, specie alla moda della cosiddetta “febbre del sabato sera”, a cui fa da triste contrappeso la mietitura di anime operata con le “stragi del sabato sera” dalla pareggiatrice falce di Saturno, che salda il conto ristabilendo l’equilibrio, di cui le forze saturnie sono inflessibili custodi. Abbiamo detto già sopra delle disarmonie che l’attuale uso calendariale e la consuetudine hanno apportato rispetto all’ordine tradizionale e cosmico. Il cereale che ha rapporto con Saturno è il mais: tale corrispondenza poggia sul fatto che la razza indiana delle Americhe (l’uomo rosso) possiede, come si suol dire, un’impronta saturnina, dall’animo serio ed austero. Saturno, dio dell’età dell’oro, cioè la memoria di un ciclo precedente, risuona in queste civiltà precolombiane che avevano un profondo collegamento, specie quelle meso e sud-americane, con l’antica Atlantide delle leggende, che in lingua nahuatl era assai significativamente chiamata con un nome molto simile: Aztlàn.
Queste indicazioni non devono essere viste necessariamente come una “dieta” tanto più come una forzatura, ma possono essere un aiuto per maggiormente armonizzarsi con le energie del settenario secondo i singoli giorni, per chiunque volesse interiormente rafforzare il lavoro di avvicinamento a queste sette forze planetarie, o vivere le giornate secondo una maggiore armonizzazione con gli archetipi su cui si articola la pluralità della manifestazione.

DA:



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DI MARCO LA ROSA
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mercoledì 25 novembre 2015

LA PROTEINA DELL'IMMORTALITA' E ... DEL CANCRO (?)



SEGNALATO DAL DR. GIUSEPPE COTELLESSA (ENEA)

E' la lama a doppio taglio più controversa del mondo naturale. Spingendo le cellule a produrre la telomerasi, esse potranno vivere per un tempo indefinito ma avranno anche moltissime probabilità di trasformarsi in “cancerogene”. La telomerasi  infatti, è l'enzima che consente alle cellule di dividersi infinitamente. Per salvaguardarsi contro il cancro, le cellule adulte devono registrate il numero di volte in cui si sono divise, e una volta che raggiungono il limite prestabilito — ossia circa 80 divisioni — muoiono. La telomerasi quindi ha una “programmazione” prestabilita che impedisce una replicazione infinita. In campo medico si sta cercando una terapia genica in grado di bloccare la telomerasi delle cellule cancerogene come affermato da Mark Muller, ricercatore alla University of Central Florida. “Il 90 per cento delle cellule cencerose è ricco di telomerasi”, ha spiegato Muller, e ultimamente numerose compagnie farmaceutiche hanno cominciato a testare i farmaci che, agendo sull’enzima telomerasi, tentano di bloccare la proliferazione cellulare cancerosa, lasciando intatta quella non malata. La telomerasi allunga i telomeri, composti da sequenze ripetute di DNA nella regione terminale dei cromosomi. Ogni segmento di un telomero è un invito alla divisione e quando le cellule finiscono questi “crediti”, cessano la replicazione. I farmaci sperimentali sopra citati, stanno testando una molecola con DNA modificato che si inserisce nella telomerasi, bloccando la crescita dei telomeri  nei cromosomi delle cellule malate, impedendo così a queste cellule di vivere.  Si sta inoltre testando un vaccino che potenziando il sistema immunitario prevede una maggiore aggressione verso le cellule malate impedendone appunto la telomerasi. Tutti questi nuovi studi sono scaturiti dalle scoperte fatte negli anni ’80, quando Elizabeth Blackburn, Carol Greider e Jack Szostak identificarono la telomerasi e ne scoprirono la funzione. Alcuni scienziati ipotizzarono che il tasso di sopravvivenza si sarebbe alzato somministrando ai pazienti malati l'enzima per estendere la vita alle loro cellule invecchiate, ma “Di per sé, allungare i telomeri aumenta anche il tasso di formazione di tumori", ha osservato Chris Patil, ricercatore al Buck Institute for Age Research a Novato, in California. “Gli esperimenti condotti sui topi hanno rivelato che allungare i telomeri estende la durata della vita, ma solo se poi si  interviene anche su altre molteplici mutazioni per bloccare il cancro".

fonte dell’articolo:


COMMENTO ALLA NOTIZIA

Di Marco La Rosa

Pare proprio che  l’invecchiamento cellulare programmato  sia un “catenaccio” prestabilito dal “Creatore” e i nostri tentativi di aggirare questo ostacolo o blocco, producano un effetto negativo come quando si tenta di manomettere un sistema antifurto. Per ora senza la password o codice di “sblocco” ci dobbiamo accontentare di vivere al massimo fino a 120 anni.   

"Quando gli uomini cominciarono a moltiplicarsi sulla terra e nacquero loro figlie, i figli di Dio videro che le figlie degli uomini erano belle e ne presero per mogli quante ne vollero. Allora il Signore disse: Il mio spirito non resterà sempre nell'uomo, perché egli è carne e la sua vita sarà di 120 anni. C'erano sulla terra i giganti a quei tempi e anche dopo quando i figli di Dio si univano alle figlie degli uomini e queste partorivano loro dei figli: sono questi gli eroi dell'antichità, uomini famosi." (Gen. 6,1-4).

“Si sa da lungo tempo che per ogni specie vi è un’età massima raggiungibile: per i topi, ad esempio, questa età è di 3 anni, per i cani, che vivono mediamente 18 anni, è di 34 e i gatti possono vivere al massimo 31 anni. Per l’uomo, la cui vita media attualmente è di circa 75-78 anni, esiste un limite massimo situato intorno ai 120 anni. Di recente le cronache hanno riportato la notizia della morte, all’età di 122 anni, di una donna francese ma, se confermato, si tratterebbe di un record difficilmente superabile e forse mai raggiunto in precedenza dalla specie umana”.


“Finora si sono confrontate due scuole di pensiero. C’è chi sostiene che non c’è alcun limite prossimo e che migliorando le condizioni al contorno, la vita media dell’uomo può giungere e magari superare i 120 anni. Al contrario, altri sostengono che abbiamo sostanzialmente già raggiunto il limite massimo, perché esisterebbe un orologio biologico che non si può violare.


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sabato 21 novembre 2015

IN SUD AFRICA IL PRIMO VAGITO DI CIVILTA' ?


SEGNALATO DAL DR. GIORGIO PATTERA CON INSERIMENTI E COMMENTI NEL TESTO DI MARCO LA ROSA

Forse, la metropoli più antica del mondo si trova in Sudafrica e la datazione presunta combacia, guarda caso, con i dati paleoantropologici che riguardano la “nascita-creazioe” dell’Homo Sapiens.

SOLO UN CASO ?

“Le rovine di un’antica città fortificata appartenente a una civiltà evoluta sono state appena scoperte in Sudafrica. Questo ritrovamento potrebbe riscrivere la storia dell’umanità intera. La piramide di Giza risulta essere una delle strutture più antiche mai ritrovate e risale forse solamente a 5000 anni fa. I templi megalitici di Malta sono anch’essi tra i più antichi e datano circa al 3500 A.C.. ( il Tempio megalitico di Gobekli Tepe in Turchia viene fatto risalire ad oltre 8 mila anni fa ecc... ndr) Finora erano queste (insieme alle vestigia Sumeriche)  le civiltà più antiche scoperte dagli archeologi. Lo scrittore Michael Tellinger, insieme al vigile del fuoco Johan Heine, avevano scoperto per caso il sito che si trova a circa 300 km da Johannesburg, quasi al confine con il Mozambico, già nel 2010, tanto che aveva parlato della scoperta nel suo libro “Temples Of The African Gods”.


Il giornale thesouthafrican.com ha ipotizzato in base ai primi dati preliminari (da confermare però con ulteriori studi multidisciplinari – ndr MLR) che la città risalirebbe a ben 200.000 anni fa. Le popolazioni del luogo conoscevano già il posto, ma lo attribuivano a qualche civiltà antica, ma non così antica. Sorvolando in aereo la zona, i due hanno voluto approfondire le ricerche facendo così una scoperta sensazionale. Gli enormi cerchi concentrici che formano le mura sono ben visibili dal satellite. Esse misurerebbero 1.500 km quadrati e sarebbero spesse 3,5 metri. All’esterno molto probabilmente si trovavano delle miniere d’oro e gli abitanti di questa metropoli sarebbero i primi minatori della storia”. (Curiosa coincidenza questa delle miniere, con gli scritti sumero-accadici che menzionano gli dei Elohim come fautori della creazione dell’Adam (Lulu) “per compiere la corveé” degli dei, cioè lavorare al loro posto nelle miniere delle terre dell’estremo sud – ndr MLR).


Il sito farebbe parte di un’antica città che occupava 10mila chilometri quadrati. Ci sono strade, complessi di forma circolare e campi agricoli, il che dimostra che questo luogo era abitato da una civiltà evoluta. Alle coordinate satellitari 25 37’40.90″S / 30 17’57.41E si possono vedere chiaramente (A) il panorama visto dal cielo, (B) le strutture circolari e (C) altri piccoli cerchi che indicano degli avvallamenti nel terreno.



Il Sudafrica è già considerato la culla del mondo. Proprio di recente, sempre nella zona di Johannesburg, è stato trovato il più antico antenato dell’uomo, l’Homo Naledi (https://it.wikipedia.org/wiki/Homo_naledi - http://www.lescienze.it/news/2015/10/06/news/homo_naledi_mano_piede_bipedismo_arrampicata-2794424/). 
Nella stessa zona nel 1947 fu scoperta Lucy, la più famosa tra gli ominidi che risale a qualche milione di anni fa, e nel 1997 Little Foot, che avrebbe un’età di 3 milioni e 670mila anni e sarebbe pertanto il più vecchio ominide trovato finora sulla Terra.




Chi è Michael Tellinger:


“Il mio campo di studio è quello della ricerca sulle origini dell'umanità, facendo dei collegamenti  con la cultura africana e quella sumerica; ma anche di indagare ciò che hanno tramandato alcuni “detentori della  conoscenza” del Sud Africa per poter trarre conclusioni da ciò che gli antichi avevano compreso, per usare questa conoscenza a beneficio dell’umanità ora. Di recente, ho scritto il libro del movimento Ubuntu Contributionism, un "progetto per la prosperità umana", anche se il mio ultimo libro è Temples of African Gods (Templi di déi africani).
Quando si scoprono più di 10 milioni di rovine in pietra in una parte del mondo, e nessuno ha mai parlato di questo e nessuno sa niente, si capisce quanto depistaggio e cattiva interpretazione sia stata scritta nei libri di testo e ci si rende conto di avere a che fare con una civiltà scomparsa di cui non sappiamo nulla. E 10 milioni di strutture, non è proprio un numero piccolo. Ciò indica chiaramente che, molto molto tempo fa (forse 200 mila anni – ma questo verrà appurato in seguito da studi multidisciplinari – ndr MLR )  vi era un gran numero di persone che vivevano in Sud Africa. 
Ciò mi fa pensare che stiamo scoprendo qualcosa di nuovissimo  di cui non si è mai scritto, e pare che io sia il primo a farlo. Ho cominciato presto a provare interesse per questo mondo archeologico: dai miei 18 anni, quando lessi il primo libro di von Daniken, Chariots of the Gods, quindi ho cominciato a leggere il più possibile di scienza alternativa. Quando stavo studiando Farmacia alla facoltà di Medicina in Sud Africa, mi resi conto che quel che mi stavano insegnando non era necessariamente tutta la verità, e che dovevo uscire dall’Accademia mainstream per imparare di più su ciò che succedeva nel mondo. Ho cominciato ad interessarmi alle origini dell'umanità, perché in qualche modo mi rendevo conto che esse erano connesse alle stelle, con esseri che arrivavano sul pianeta da altre parti dell’Universo, come dico in Slave Species of God (Specie schiave di dio), il mio primo libro".




Fonti:

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mercoledì 18 novembre 2015

LA RUOTA O LABIRINTO (?) DEI GIGANTI, IL MISTERO PREISTORICO DI RUJM EL-HIRI


                          (traduzione ed adattamento di Marco La Rosa)

Collocato in bella vista, ma ignorato per secoli, questo sito megalitico vicino al Mare di Galilea ha sconcertato gli archeologi. L’ antico monumento è  composto da grandi  anelli di pietre impilate a secco (che visti dall’alto sembrano una grande ruota oppure un labirinto (?) – ndr MLR) risalenti all’età del Bronzo antico ma nessuno (fino ad ora) ha azzardato ipotesi sull’identità dei costruttori.

          Bestiame al pascolo nei pressi delle rovine, rivela l'imponenza della struttura


Queste imponenti rovine si trovano sulle alture del Golan (una regione ancora oggi contesa tra Israele e Siria) e sono il risultato dell’accatastamento di  enormi massi di basalto,  per un peso complessivo di circa 40.000 tonnellate, suddiviso in cinque anelli concentrici, con un tumulo centrale detto “cairn” (costruzione prevalentemente cilindrica formata da pietre impilate a secco).

                               I tre punti rossi indicano la posizione di Rujm el-Hiri

Il nome arabo di questa struttura è “Rujm el-Hiri”, che significa "mucchio di pietre del gatto selvaggio", mentre in ebraico il suo nome è “Ghilgal Refaim” ovvero la "ruota dei giganti", in riferimento alla famosa razza biblica di giganti “Refaim”, che ovviamente sarebbero gli ipotetici costruttori, proprio in considerazione dell’imponenza del sito in questione. Rujim el-Hiri è denominata anche "Stonehenge del Levante", in quanto le prime stime archeoastronomiche datano il sito a  circa 5.000 anni fa, in piena età del Bronzo Antico (3000-2700 aC), quindi contemporanea al sito preistorico di Stonehenge nel Regno Unito.

                                     Stonehenge nel Whiltshire, Regno Unito. 

L’area circostante le rovine della “ruota dei giganti” è cosparsa di centinaia di dolmen, che sono stati mappati in tutta la loro estensione, soltanto a partire dagli anni ’60 del secolo scorso grazie agli aerei che hanno iniziato a sorvolare intensivamente la zona.
                                    Una vista del sito a livello del suolo. 

Cinque enormi anelli circolari circondano una camera funeraria centrale, l’anello più grande è esteso per oltre 500 piedi (152 metri circa) di circonferenza e raggiunge (in alcuni punti) gli  otto piedi di altezza (circa  2,5 metri). Gli anelli non sono tutti completi, alcuni di loro sono collegati con pareti corte, e visti dall’alto danno l’impressione di essere "raggi" di una ruota gigante (oppure anche percorsi interrotti di un labirinto – ndr MLR). Le pareti hanno uno spessore che varia da 10,5 a 10,8 piedi (3,2 – 3,3 metri). Vi è incertezza sulla datazione del tumulo centrale (cairn), il quale potrebbe essere stato utilizzato successivamente come mausoleo, mascherando l’iniziale funzione del sito, che potrebbe, quindi, non essere stato edificato per scopi funerari. Il suddetto “cairn” centrale è alto circa 16 piedi (cinque metri), con un diametro  irregolare di circa 75 piedi (poco più di 20 metri). A causa dei ripetuti saccheggi del sito nel corso dei secoli, pochissimi manufatti (di epoche più recenti) sono stati rinvenuti ed anche le prospezioni nelle camere o intercapedini nascoste non hanno restituito resti databili al radiocarbonio.

                         L'ingresso della camera che si trova al centro del sito megalitico.

Uri Berger, archeologo della  Israel Antiquities Authority,  ed esperto di siti megalitici, ha dichiarato in proposito: "E 'un luogo decisamente enigmatico ed un unicum in questi territori. Abbiamo raccolto informazioni parziali, ma l'intero quadro ci sfugge ancora. I molti esperti che vengono a studiare il sito  rimangono stupiti e l’unica cosa che possono fare è ipotizzare”.

                                                        l'interno del "cairn"

Alcuni studiosi ritengono che il sito non sia stato utilizzato come abitazione oppure come struttura difensiva, ma a parte questo si ignora completamente la sua funzione. Una teoria che spiega il probabile scopo del sito è quella di un calendario astronomico.  Effettivamente nei solstizi  di giugno e dicembre il sorgere del sole si allinea con le aperture sulle rocce,  avvalorando quindi la tesi che il sito sia stato creato come luogo di osservazione del cielo. Secondo il Dr. Rami Arav, docente di Religione e Filosofia presso l'Università del Nebraska, il motivo per cui nessun resto umano è stato rinvenuto al centro del “cairn” si deve al fatto che le popolazioni primitive di queste regioni erano dedite al rito della "scarnificazione" o anche definita “defleshing” delle ossa da parte di  uccelli e animali selvatici. Comunque sia, questo complesso megalitico non ha ancora rivelato i suoi misteri: chi lo ha costruito? E perché? Non dobbiamo infatti dimenticare che queste regioni erano terra di popolazioni nomadi dedite per lo più alla pastorizia, mentre l'edificazione di un simile complesso è stata l’opera di qualcuno che aveva competenze ingegneristiche ed una notevole rete di supporto e logistica, poichè  ha richiesto molto tempo tra accurata progettazione e conseguente costruzione.

Fonte:

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LA VERA "GENESI" DELL'UOMO E' COME CI HANNO SEMPRE RACCONTATO? OPPURE E' UNA STORIA COMPLETAMENTE DIVERSA?

"L'UOMO KOSMICO", TEORIA DI UN'EVOLUZIONE NON RICONOSCIUTA"
" IL RISVEGLIO DEL CADUCEO DORMIENTE: LA VERA GENESI DELL'HOMO SAPIENS"
DI MARCO LA ROSA
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lunedì 16 novembre 2015

EVOLUZIONISMO E “CREAZIONISMO – NON RELIGIOSO” NON SONO IN CONTRASTO … ma si separano (per la nostra specie) in un momento ben preciso per effetto di un intervento eso-biologico

GENTILE LETTORE, CON QUESTO POST TENTO DI CHIARIRE (IL PIU' SINTETICAMENTE POSSIBILE) IL MIO PENSIERO RIGUARDO ALL'ANNOSA DIATRIBA: EVOLUZIONISMO - VS - CREAZIONISMO, RISPONDENDO COSI' ALLA DOMANDA PIU' FREQUENTE CHE MI VIENE POSTA. PER OGNI ULTERIORE APPROFONDIMENTO E DETTAGLIO RIMANDO ALLA LETTURA DEL LIBRO:


di Marco La Rosa

Io sono un creazionista non religioso, NON sono un antievoluzionista,  in poche parole parteggio per l’esobiologia – atipica, ben consapevole di essere considerato border-line o parascientifico. Questo perché un discorso scientifico ortodosso deve necessariamente considerare il naturalismo metodologico come lo strumento migliore da utilizzare per  spiegare l'universo in termini di meccanismi naturali osservati o verificabili.  Sono quindi legittime, anzi doverose, le domande che la scienza ufficiale pone quando ipotesi di natura “creazionista” (anche se non religiosa) vengono proposte: “quando e come una intelligenza progettatrice intervenne nella storia della vita ? Quando è stato creato il primo DNA? Quando è stata creata la prima cellula?  Quando è stato creato il primo essere umano? Sono state progettate tutte le specie, o solo poche specie iniziali? D’altro canto, se tutto fosse verificabile e spiegabile razionalmente, non ci sarebbe bisogno di proporre alternative ipotetiche e tuttavia plausibili. Lo sapeva bene negli anni ’60 del secolo scorso,  uno dei padri del DNA, Francis Crick (premio Nobel per la medicina nel 1962) quando teorizzò la cosiddetta “Panspermia guidata o diretta”[1], che potrebbe essere una risposta all’ultima domanda, la quale, ingloba tutte le altre. Comunque sia,  la ritengo una premessa fondamentale per esporre onestamente, senza pretese o pregiudizi, la mia convinzione (fino a prova contraria) che la specie homo sapiens (quale noi siamo), è stata ancestralmente prodotta attraverso ingegneria genetica da intelligenze extraterrestri più evolute. Deriviamo quindi da un progetto bio-ingegneristico che ha coinvolto una creatura già presente sulla Terra ed attentamente selezionata, non tra vere e proprie specie, ma  tra le pluralità di forme esistenti (o stadi morfologici, cioè gradi diversi di una sola “strana” superfamiglia “panmissica”= “cioè un nucleo scaturito dalla mescolanza di tendenze ereditarie diverse per effetto di fecondazioni incrociate” es.: habilis, erectus, sapiens ),  principalmente per la migliore capacità dell’encefalo, ed il cui patrimonio genetico è stato mescolato con quello alieno per ottenere, infine,  un prodotto più performante ed adatto agli scopi dei creatori. Un essere con un migliore sviluppo delle regioni parietale e temporale (dove si situano, attualmente, l’informazione sensoriale e parte della memoria) ed un correlativo migliore sviluppo dell’irrigazione della dura madre di queste stesse regioni, come pure, l’assoluta necessità dell’area di Brocà nell’ emisfero dominante, la cui funzione è coinvolta nell’elaborazione del linguaggio, così come l’anatomia della base del cranio, il cui ruolo nella fonazione è essenziale Tutto ciò come ho già ampiamente illustrato nella prima parte del mio libro: “Il Risveglio del Caduceo dormiente, la vera genesi dell’homo sapiens” - OmPhi Labs Edizioni 2015). Quindi l’evoluzione esplosiva o improvvisa innescata dai geni HAR (Human Accelerated Region) ci rendono “veramente umani” ma anomali dal punto di vista paleoantropologico.

“Se un ipotetico paleoantropologo extraterrestre fosse venuto sulla Terra 50 mila anni fa avrebbe trovato: L’homo floresensis in Indonesia, L’homo sapiens in giro, il Neanderthal in Europa ed il Denisova nei monti Altai, quindi una pluralità di forme…” Prof. Dietelmo Pievani (Filosofia delle Scienze Biologiche – Università di Padova).

La citazione del Prof. Pievani che ho estrapolato da una sua recente conferenza, mi ha concesso la possibilità di circostanziare meglio, ancora una volta, la mia ipotesi. Yves Coppens, paleontologo e paleoantropologo francese scrive: “La Paleoantropologia è una scienza che ha bisogno della fantasia per poter capire, non è uno dei suoi aspetti meno attraenti; o forse il suo grande fascino sta proprio nell’importanza che ha in essa l’immaginazione”. Dunque immaginazione e fantasia non si possono escludere a priori come vorrebbero gli ortodossi della scienza dura e pura. Nella mia posizione mi reputo fortunato, poiché posso attingere a piene mani da questi due aspetti (poco scientifici) ma assolutamente efficaci per “simulare” nuovi scenari in grado di bypassare gli stalli nei quali si trova attualmente, la scienza che studia l’evoluzione umana e quindi le nostre origini. Il tempo, come sempre, lo confermerà o smentirà.

Bibliografia :
Il Risveglio del Caduceo Dormiente, la vera genesi dell’Homo Sapiens – Marco La Rosa – Ed. OmPhi Labs 2015
Underhill PA, Peidong Shen AA, Lin LG, Passarino G, WEI YH, Kauffman E, Bonné-Tamir B, Bertranpetit J, Francalacci P, Ibrahim M, Jenkins T, Kidd JR, Qasim Mehid S, Seielstad MT, Wells SR, Piazza A, Davis RW, Feldman MW, Cavalli-Sforza LL, Oefner PJ, 2000. Y chromosome sequence variation and the history of human populations. Nature Genetics - N Takahata, Allelic genealogy and human evolution in Mol. Biol. Evol., vol. 10, nº 1, gennaio 1993, pp. 2–22, PMID 8450756. – http://www.orioles.it/materiali/pn/Proprieta.pdf
Haviland WA, Walrath D, Prins HEL, McBride B (2011). Evoluzione e preistoria: la sfida umana (9 ed.).California, USA: Wadsworth Cengage Learning. pp 129-130. ISBN  978-0-495-81219-7 . – WIKIPEDIA
http://www.lescienze.it/news/2013/09/19/news/staminali_adulte_indotte_proteina_ostacolo_efficienza-1813850/
Pietro Buffa - Biologo Molecolare specializzato in Bioinformatica:
C. Darwin, The Origin of Species by Means of Natural Selection. John Murray (1859)
D. Futuyma, Evolution. Sinauer Associates Inc (2009)
M. Ferraguti, C. Castellacci, Evoluzione: Modelli e processi. Pearson Italia (2011)
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Arthur P. Wolf e William H. Durham (a cura di), Inbreeding, Incest, and the Incest Taboo: The State of Knowledge at the Turn of the Century, ISBN 0-8047-5141-2
         
FALLIMENTO SCIENTIFICO DEL CONCETTO DI RAZZA NELL’UOMO di Raffaella Romeo - Stefania Silvestri
F. Boas – L’uomo Primitivo – ed. Economica Laterza
R. Jurmain, H. Nelson – Introduction to Physical Anthropology (6th ed.) - West
L.L. Cavalli-Sforza, P.Menozzi, A. Piazza – Storia e geografia dei geni umani – ed. Adelphi
L. e F. Cavalli-Sforza – Chi Siamo - Arnoldo Mondadori Editore
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http://www.minerva.unito.it/SIS/Razza/Razza.html
da: Catherine S. Pollard - PhD at the University of California - Che cosa ci rende umani?. Rivista Le Scienze dell'agosto 2009.
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Olson S., Mappe della Storia dell'Uomo. Il passato che è nei nostri geni, Einaudi, Torino, 2003.
Questa voce si basa in parte sull'articolo Che cosa ci rende umani? di Katherine S. Pollard, pubblicato sulla rivista Le Scienze nel mese di agosto 2009.
Le Scienze n. 551 Luglio 2014 : “Alle origini dell’Eden di Francesco Salamini
La scimmia, L’Africa e l’uomo – Yves Coppens – Jaca Book le origini dell’Uomo 1996
Le fome della vita, l’evoluzione e l’origne dell’Uomo – Edoardo Boncinelli – Einaudi 2000
Gli alberi non crescono fino in cielo – Stephen Jay Gould – Mondadori 1997
Citazione dalla conferenza del Prof. Dietelmo Pievani: “Rivoluzione permanente ? Le ultime scoperte dell’evoluzione umana”. (I Mercoledì dell'Accademia 2013-2014 – minuto 37,12) https://www.youtube.com/watch?v=pfwjU8kWcSg
wikipedia

Note:

[1] Francis Crick pensava che il codice genetico, una volta messo in moto da un organismo primitivo, non possa più essere modificato, perché un cambiamento avrebbe prodotto delle mutazioni fatali. Ciò spiegava l’universalità del codice e il fatto che nessun organismo con codice diverso fosse sopravvissuto. Crick si avvicinò così all’idea di un mondo a RNA: era probabile che forme di vita fatte di RNA avessero preceduto nel tempo quelle fatte di DNA, RNA e proteine. Ragionando sull’universalità del codice genetico Crick e Orgel si avvicinarono ad una teoria che avrebbe preso forma in un articolo dal titolo Panspermia guidata. Nell’articolo essi sostenevano la possibilità che la vita sulla Terra fosse iniziata in seguito all’arrivo e allo sviluppo di semplici forme di vita di tipo batterico spedite nello spazio tramite razzi da forme di vita avanzate presenti su altri pianeti. Esisteva perciò la possibilità che il nostro antenato non avesse avuto origine sulla Terra ma provenisse da un altro luogo e fosse stato inviato da una forma di vita intelligente. Crick prese sul serio la questione ritenendola fondamentale per spiegare il codice universale.


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