IL RISVEGLIO DEL CADUCEO DORMIENTE: la vera genesi dell'Homo sapiens

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VIDEO SINOSSI DELL'UOMO KOSMICO

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Con questo libro Marco La Rosa ha vinto il
PREMIO NAZIONALE CRONACHE DEL MISTERO
ALTIPIANI DI ARCINAZZO 2014
* MISTERI DELLA STORIA *

con il patrocinio di: • Associazione socio-culturale ITALIA MIA di Roma, • Regione Lazio, • Provincia di Roma, • Comune di Arcinazzo Romano, e in collaborazione con • Associazione Promedia • PerlawebTV, e con la partnership dei siti internet • www.luoghimisteriosi.it • www.ilpuntosulmistero.it

LA NUOVA CONOSCENZA

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GdM

sabato 28 ottobre 2017

LEUCEMIE: NUOVE TECNICHE DI TRAPIANTO E NUOVE SPERANZE DI GUARIGIONE


 
Leucemie: possibile trapianto da genitore non compatibile
Per la prima volta il trapianto di midollo da genitori - non completamente compatibili - a figli affetti da leucemie e tumori del sangue ha offerto le stesse possibilità di guarigione del trapianto da donatore compatibile. E' avvenuto grazie a una innovativa tecnica di manipolazione cellulare, sviluppata dai ricercatori dell'ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma, i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Blood. Il metodo era già stato applicato in passato, con successo, alle immunodeficienze e alle malattie genetiche; ora viene dunque esteso anche ad altre patologie: la tecnica, impiegata su 80 bambini affetti da leucemie acute resistenti o con ricadute, ha fornito evidenze di cura definitiva superiori al 70per cento, dichiarano dal Bambino Gesù. Per tanti anni, l'unico donatore impiegato è stato un fratello o una sorella immunogeneticamente compatibile con il piccolo paziente. Tuttavia le possibilità che due fratelli siano identici tra loro è solamente del 25%. Per ovviare a questa limitazione, sono stati creati i Registri dei donatori volontari di midollo osseo, che arruolano più di 29 milioni di donatori, e le Banche di raccolta e conservazione del sangue placentare, le quali rendono disponibili circa 700 mila unità nel mondo. Nonostante ciò è chiaro però che la possibilità di eseguire trapianti anche a partire dai genitori rappresenta un'occasione di guarigione definitiva per centinaia di bimbi in Italia e nel mondo. In condizioni normali i globuli rossi, i globuli bianchi e le piastrine vengono prodotti da cellule progenitrici situate nel midollo osseo; nei casi di leucemia, per effetto di stimoli ancora ignoti, alcune di queste cellule midollari iniziano a produrre grandi quantità di globuli bianchi 'immaturi'. In tal modo il bimbo diviene più facilmente soggetto a infezioni, perché i suoi globuli bianchi risultano malfunzionanti e non in grado di svolgere il compito protettivo contro gli agenti infettivi. Nei bambini - sino a 15 anni di età - i tumori sono la seconda causa di morte (dopo gli incidenti) e la leucemia ne è la forma più frequente: costituisce, infatti, circa il 35% dei casi di tumore; con un'incidenza pari a circa 47 casi ogni milione di bambini ogni anno.
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mercoledì 25 ottobre 2017

RISONANZA MORFICA, RAPPRESENTAZIONI MENTALI ED EMOZIONI NEI PRIMATI

Evalyne tiene tra le braccia la sua piccola, deceduta a quattro giorni dalla nascita. Fotografia di Arianna De Marco

Mamma macaco mangia il cucciolo morto: l’osservazione al Parco Faunistico di Piano dell’Abatino
È la prima volta che il comportamento viene osservato nei macachi di Tonkean, una specie vegetariana e non cannibale. La madre ha portato con sé il piccolo mummificato per oltre 20 giorni.
SCOPERTE – Varie specie di primati si nutrono dei resti di conspecifici, o mostrano comportamenti di lutto di fronte alla morte di un compagno o un parente. Ma per la prima volta, in un parco faunistico italiano, i ricercatori hanno osservato questi comportamenti in una femmina di macaco di Tonkean: quando il suo primo cucciolo è morto, a quattro giorni dalla nascita, Evalyne ne ha portato con sé il corpo per 25 giorni. Lo ha leccato, stretto al proprio corpo, gli ha praticato il grooming, per poi mangiarlo fino a quando non ne rimanevano che pochi resti. Questi macachi sono originari del Sulawesi e la colonia, di 42 animali, vive al Parco Faunistico di Piano dell’Abatino (RT) da più di 15 anni. In questo periodo sono nati 50 piccoli, 15 dei quali prematuri o morti poco dopo la nascita (un tasso di sopravvivenza simile a quello in natura). In 12 casi le madri hanno portato con sé i corpi dei cuccioli per qualche giorno, ma un comportamento come quello di Evalyne non era mai stato osservato. “Probabilmente i giorni trascorsi con il neonato in vita hanno permesso alla madre di stabilire un legame più profondo con la piccola”, spiega a OggiScienza Arianna De Marco, biologa della Fondazione Ethoikos e prima autrice dello studio pubblicato sulla rivista Primates. “Alcune ricerche sui macachi del Giappone hanno infatti mostrato che la madre tende a trasportare il corpo del figlio morto più a lungo se il neonato è deceduto dopo qualche giorno, rispetto al caso di un piccolo nato già morto. Il fatto poi che Evalyne fosse primipara, quindi inesperta di come un neonato usualmente si comporta, può aver favorito il suo comportamento protettivo verso il corpo”.
 
Evalyne tiene con sé il corpo della piccola in un atteggiamento quasi protettivo. Fotografia di Arianna De Marco

Due giorni dopo la morte della piccola, Evalyne già mostrava comportamenti atipici: era molto agitata e reagiva negativamente di fronte al riflesso della propria immagine su una porta. Non era mai accaduto prima. Mentre gli altri membri del gruppo non mostravano alcun interesse per il piccolo cadavere, lei continuava a portarlo con sé: arrivati all’ottavo giorno era completamente mummificato, dopo due settimane la testa si era ormai staccata. Al 22esimo giorno, quando non rimanevano che pochi pezzi, ancora non se n’era separata e li portava in bocca oppure li teneva stretti tra le mani. Poi, al 25esimo giorno, li ha mangiati. Secondo De Marco e i colleghi, è possibile che Evalyne abbia consumato i resti della piccola perché aveva ormai perso ogni chiara rappresentazione di cosa era in realtà. Per De Marco e i colleghi, assistere a tutto questo è stato “commovente e interessante allo stesso tempo”. Casi simili sono stati descritti nel macaco del Giappone, prosegue la ricercatrice, ma “è difficile sapere se la madre non associasse più i resti del corpo alla piccola. Il fatto però che il cadavere con il passare dei giorni si fosse disarticolato in molti pezzi, diventando completamente irriconoscibile, e che i comportamenti di cura della madre verso il corpo fossero andati diminuendo, lascia ipotizzare che si sia attuato in lei un processo di dissociazione”. In altre specie come i bonobo, gli scimpanzé, i babbuini gialli e (appena pochi mesi fa) una sottospecie di macaco Rhesus, il cannibalismo filiale era già stato osservato, ma nel caso dei macachi di Tonkean è qualcosa di completamente nuovo. Descrivere tutte queste circostanze è cruciale per capire il rapporto tra gli animali e la morte; se per la nostra specie è una tappa inevitabile, spesso temuta e oggetto di dissertazioni dall’alba dei tempi, resta in parte un segreto quale percezione ne abbiano gli altri primati.
 
Evalyne mangia gli ultimi resti della sua piccola, nel primo caso di cannibalismo per la sua specie. Fotografia di Arianna De Marco

“L’interesse per ciò che comprendono di fronte alla perdita di un conspecifico sta assumendo un’importanza sempre maggiore”, conferma De Marco. “Anche il fatto che oggi, rispetto al passato, la scienza sia più propensa a riconoscere che gli animali abbiano delle emozioni e delle rappresentazioni mentali, costituisce un passo avanti in questa direzione”.


A PROPOSITO DELLE EMOZIONI, RAPPRESENTAZIONI MENTALI E SENSO DEL SACRO E DEL DIVINO NEI PRIMATI, CONSIGLIO LA LETTURA DEL POST:

I PRIMATI E IL SENSO DEL SACRO E DEL DIVINO
http://marcolarosa.blogspot.it/2016/06/i-primati-e-il-senso-del-sacro-e-del.html
 
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sabato 21 ottobre 2017

UNIVERSO OLOGRAFICO SI...FORSE ! ANZI NO...



Non viviamo in un "Matrix":  alcuni fisici dicono che è impossibile

Che tutto ciò che ci circonda sia reale o meno? Beh nessuno lo aveva mai messo in discussione prima che i visionari Lana ed Andy Wachowski diressero il primo Matrix, film che ha sollevato una possibilità inedita e "plausibile". Ovvero, siamo tutti parte di un programma computerizzato, una simulazione ben orchestrata da chissà chi, teoria tornata sotto i riflettori dopo che Elon Musk parlò alla Code Conference 2016 di reale eventualità. Teoria complottista ai massimi livelli, adesso sconfessata da un recente studio di fisica teorica redatto da un team di scienziati della Oxford University e pubblicato nei giorni scorsi sul Scientific Advances. In questo studio le prove fisiche che la nostra realtà, e la vita come la conosciamo, non sono frutto di una simulazione computerizzata come quella di Matrix. La spiegazione è piuttosto semplice: secondo i calcoli dei due autori, Zohar Ringel e Dmitry Kovrizhi, non ci sono abbastanza particelle nell'universo conosciuto che possano sostenere la potenza necessaria per una simulazione di questa portata. La possibilità paventata anche da filosofi e rispettatissimi astrofisici, come Neil deGrasse Tyson, si sbriciola dinnanzi alla realtà della fisica. Per studiare la materia in questione, i due fisici hanno studiato il cosiddetto "quantum Hall effect" utilizzando la tecnica quantistica Monte Carlo (QMC - Wikipedia), definita come una "grande famiglia di algoritmi sfruttati per simulazioni di sistemi quantistici". Il team ha cercato di realizzare un modello accurato dei fenomeni quantistici che occorrono nei metalli, una simulazione complessa ma limitata ad una porzione estremamente ridotta di materia. La complessità dello studio cresceva all'aumentare del numero di particelle coinvolte, rendendo la cosa praticamente impossibile. Pensate che, per tener traccia delle informazioni di un paio di centinaia di elettroni, servirebbe una memoria per computer con più atomi di quelli presenti nell'intero universo. Possiamo far da soli la conseguente moltiplicazione e dedurre l'impossibilità scientifica. Ma non tutto è escluso, i due fisici hanno dovuto ammettere che c'è sempre l'eventualità che esistano proprietà fisiche inedite che possano permettere la simulazione di molti corpi quantistici. Nel dubbio, se siete persone molto curiose puntate sempre sulla pillola rossa.

 
 
 
 

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mercoledì 18 ottobre 2017

BIOLOGIA MISTERIOSA: LA FLESSIBILITA' NELLA DIFFERENZIAZIONE DEL SESSO IN ALCUNE SPECIE IN VIA DI ESTINZIONE



 Topi chimerici all'età di tre settimane. (Cortesia Honda et al. Sci. Adv. 2017;3:e1602179)

Segnalato dal Dott. Giuseppe Cotellessa (ENEA)

Il genere sessuale flessibile del topolino giapponese

La differenziazione in maschi degli esemplari di un piccolo roditore giapponese, il ratto spinoso di Amami-Oshima, non è determinata dal cromosoma Y - che in questa rara specie a rischio di estinzione è assente - ma è legata a stimoli ambientali non ancora identificati che influenzano lo sviluppo delle cellule germinali Nei mammiferi il sesso di un individuo è determinato dai suoi cromosomi e di solito non è influenzato dall'ambiente. Ma per un roditore, il ratto spinoso di Amami-Oshima (Tokudaia osimensis), non è così: anche se è privo del cromosoma Y, generalmente indispensabile perché si possano sviluppare esemplari maschi, le sue cellule germinali dotate del solo cromosoma sessuale X sono comunque in grado di dare origine a entrambi i sessi, perfettamente capaci di accoppiarsi e riprodursi con successo. A stabilirlo è stato un gruppo di ricercatori dell'Università di Miyazaki, in Giappone, che firmano un articolo pubblicato su "Science Advances". Studi recenti avevano dimostrato che possono esistere topi maschi privi del cromosoma Y in grado di avere prole normale e fertile, ma si trattava di esemplari di laboratorio manipolati geneticamente in modo da potenziare l'attività di alcuni geni presenti sugli altri cromosomi.  Il caso di T. osimensis sembra invece unico in natura. Il roditore, la cui linea evolutiva si è separata da quella del topo comune (Mus musculus) e da quella del ratto (Rattus rattus) rispettivamente 17, 9 e 11, 9 milioni di anni fa - vive esclusivamente nell'isola di Amami-Oshima nell'arcipelago giapponese delle Ryukyu, ed è iscritto nella lista rossa della IUCN (International Union for Conservation of Nature) delle specie ad alto rischio di estinzione. Non potendo quindi condurre esperimenti di riproduzione su questo protettissimo animale, per studiare lo strano fenomeno dei maschi "senza Y" i ricercatori hanno dovuto adottare una tecnica particolare: si sono accontentati di prelevare alcune cellule adulte della pelle di una femmina selvatica, che subito dopo è stata reintrodotta nell'ambiente. Le cellule sono state poi riprogrammate per farle tornare allo stato di staminali pluripotenti indotte e quindi indotte a differenziarsi in cellule germinali, che sono state fatte maturare trasferendole in embrioni di topo. Teoricamente, le cellule germinali di T. osimensis così trasferite avrebbero dovuto maturare in cellule germinali femminili, dato che erano state prelevate da una femmina. Invece le cellule germinali degli embrioni erano tutte maschili, comprese quelle che discendevano dalla femmina di ratto spinoso. Evidentemente - osservano i ricercatori - le cellule di T. osimensis sono dotate di una eccezionale "flessibilità"  che permette loro di convertirsi in maschili o femminili in base a qualche segnale, ancora sconosciuto, proveniente dall'ambiente in cui si trovano. La tecnica chimerica sviluppata per questo studio - osservano Honda e colleghi - può fornire nuove conoscenze sui meccanismi di determinazione del sesso dopo la scomparsa del cromosoma Y durante l'evoluzione dei mammiferi, ma può anche essere adattata allo studio della biologia di specie in pericolo, in cui anche un singolo esemplare va preservato a ogni costo.

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martedì 17 ottobre 2017

Vladimir Voevodsky, il genio russo che ha chiesto ai computer di "correggere" la matematica.


 
Medaglia Fields e ricercatore rivoluzionario, è morto improvvisamente il 30 Settembre scorso a 51 anni a Princeton. E' stato il più brillante cacciatore di errori nascosti. Ma spaziò in tutti i campi.
 
Era l’uomo che cercava gli “errori nascosti”, un ricercatore geniale che si era concentrato anche sulla possibilità della verifica automatica delle dimostrazioni. Il suo "Assioma di univalenza" (un modello della teoria costruttiva dei tipi nella categoria degli insiemi) è studiato nelle università di tutto il mondo. Lo ha stroncato un ictus mentre si trovava a casa sua. E’ stato definito “uno tra i più brillanti e rivoluzionari matematici della sua generazione”. Secondo Thomas Hales, matematico all’Università di Pittsburgh, Voevodsky è stato “uno dei giganti del nostro tempo", che trasformava ogni campo del quale si interessava, “persino il significato del segno ‘uguale’ in matematica”. Voevodsky, in sintesi, pensava che il cervello umano non è in grado di stare dietro alla crescente complessità delle matematiche. L’unica soluzione sono i computer. Così si impegnò in un ambizioso progetto per creare software così potenti e convenienti che i matematici possano usare nel proprio lavoro.
"Le lezioni? Una perdita di tempo"

Eppure Vladimir mostrò già a scuola un carattere, e un ingegno, talmente forti da non promettere bene. Fu cacciato da scuola e dall'ateneo tre volte, la prima perché litigò col suo professore sul presunto comunismo dello scrittore Dostoevskji, su cui lui non era d’accordo. Quindi fu allontanato dall’università di Mosca perché non frequentava le lezioni, considerandole una perdita di tempo. Ricorda oggi il matematico Tomás Gómez su ‘El País’: “Siamo soliti presumere che le verità matematiche siano eterne. A differenza di altre discipline, in cui le teorie considerate corrette possono essere rifiutate alla luce di nuovi risultati, noi matematici, quando dimostriamo un teorema, sappiamo che sarà valido per sempre. Ma in concreto, quando finiamo di scrivere la dimostrazione, esiste sempre il dubbio: ci sarà qualche errore nei ragionamenti? Il nostro sistema di pubblicazione e diffusione dei risultati stabilisce vari filtri per cui il testo deve passare prima che sia considerato corretto e venga incluso nella letteratura scientifica: rivediamo il lavoro nel dettaglio; lo spieghiamo ai colleghi, cercando di convincerli della sua validità; esponiamo i nostri risultati su Internet dove tutti i matematici possono vederli; mandiamo l’articolo a una rivista scientifica in cui il direttore, prima di pubblicarlo, lo invia a qualche esperto di quel campo, il cui compito è verificare che non ci siano errori, oltre che di valutare se il risultato è sufficientemente interessante per la pubblicazione.Tuttavia, benché possa risultare inquietante, questi processi non sono infallibili, e a volta lasciano passare risultati scorretti”. Nel 1998, il matematico Carlos Simpson espresse dubbi su un teorema enunciato nel 1989 da Vladimir Voevodsky poiché una dimostrazione non lo soddisfaceva, ma era talmente complessa che Simpson non fu capace di trovare l’errore. Fu lo stesso Voevodsky che lo individuò nel suo ragionamento, ma solo nel 2013. Nel 2000, trovarono un altro errore in un altro dei suoi lavori, che dalla pubblicazione nel 1993 era stato studiato e validato dagli esperti. Ciò produsse una profonda impressione in Voevodsky, che decise di abbandonare per il momento le sue indagini abituali e dedicarsi a cercare una maniera di comprovare automaticamente i ragionamenti matematici per individuare gli errori nascosti nelle dimostrazioni. 
 
Dal cervello alla macchina
 
"Si può scrivere qualsiasi dimostrazione, partendo da alcune ipotesi e seguendo regole logiche ben definite, in modo che una macchina potrebbe controllare la validità di ogni passaggio. In pratica però - osserva Tomás Gómez - questo non è possibile, poiché le ipotesi su cui si fondano le matematiche sono la teoria degli insiemi, e questa è così remota dal tipo di argomenti che si impiegano nella ricerca effettiva che formalizzare una dimostrazione fino all’ultimo particolare sarebbe un lavoro improbo, impossibile da realizzare. Ma… se ci fosse un’altra teoria su cui si potessero fondare le matematiche e con la quale fosse fattibile scrivere dimostrazioni che una macchina possa controllare?" Ci sono stati tentativi in questa direzione, sostituendo la teoria degli insiemi con la teoria dei tipi, perseguendo idee che derivano dall’informatica teorica. Nel 2012, lo staff guidato da Georges Gonthier mise a punto una dimostrazione comprovabile da un computer del teorema di Feit-Thompson, un importante risultato della teoria dei gruppi del 1963. Voevodsky incorporò concetti di topologia e geometria algebrica nella teoria dei tipi. Voevodsky integrò il computer nel processo di ricerca, descrivendolo – si ricorda sul 'New York Times' – un po’ come un videogame: “Tu dici al computer ‘Prova questo’, e lui lo prova, e ti restituisce il risultato delle sue azioni”, spiegò in una intervista del 2013. “Certe volte quel che viene fuori da questo è inaspettato. E’ divertente”. Sarebbe un’autentica rivoluzione se si riuscisse a trovare un sistema sufficientemente semplice da essere impiegato dai matematici. Oltre a evitare il problema degli errori nascosti, libererebbe dalla fatica del controllo e della revisione. Nato il 4 giugno 1966 a Mosca, Voevodsky era figlio di Alexander, direttore di un laboratorio di fisica sperimentale all’Accademia delle Scienze russa, e di Tatyana Voevodskaya, docente di Chimica all’Università di Mosca. Dopo la caduta del Muro di Berlino, fece il dottorato a Harvard e ottenne un posto permanente all'Institute for Advanced Study a Princeton. Nel 2002 ottenne la medaglia Fields, uno dei più prestigiosi premi nelle matematiche, con la motivazione che il suo lavoro ”è caratterizzato da un'abilità formidabile nel gestire idee altamente astratte e di utilizzare con facilità e flessibilità queste idee per risolvere problemi matematici alquanto concreti."
 
da: https://www.agi.it/cultura/matematico_russo_voevodsky_morto_chi_era-2246465/news/2017-10-12/



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sabato 14 ottobre 2017

L'ENTAGLEMENT QUANTISTICO E LE TELECOMUNICAZIONI DEL FUTURO


 
Cina: prima videochiamata quantistica intercontinentale al mondo
Grazie ad un gruppo di esperti è stato possibile effettuare la prima videochiamata al mondo che sfrutta la tecnologia quantica.

La quantistica è una branca della tecnologia in via di sviluppo. Questa risulta essere molto interessante per i vari studiosi per alcune peculiarità che la caratterizzano. E’ per questo che ultimamente, sono sempre in numero maggiore le ricerche riguardo le tecnologie che prevedono il suo impiego. Nel caso delle comunicazioni, l’utilizzo di tecnologia quantistica permetterebbe di effettuare collegamenti tra vari punti senza permettere in nessun modo l’intercettazione della chiamata. Il tutto è reso possibile grazie alla particolare meccanica con la quale funziona questa scienza. La meccanica quantistica non permette di effettuare clonazione delle particelle leggere e di conseguenza è impossibile intercettare le chiamate. Sarebbe una vera e propria svolta. Considerate che i sistemi di comunicazione che vengono utilizzati ad oggi, per quanto possono sembrare sicuri, permettono tutti di essere intercettati. E’ questa la motivazione principale per la quale questa branca della fisica sta attirando molta attenzione negli ultimi tempi. In molti paesi quali, Cina, Europa, Corea e Stati Uniti, sono numerosi i test che mirano a comprenderne tutte le sfaccettature. Bisogna dire che sistemi di comunicazione quantistica sono stati già utilizzati da questi paesi che abbiamo citato. Sono numerosi i sistemi che sono stati creati appositamente per sfruttare questo tipo di collegamenti. Purtroppo però, tutti gli scienziati che l’hanno utilizzata hanno riscontrato lo stesso tipo di problema. Le comunicazioni che sfruttano questo tipo di tecnologia innovativa non riescono ad andare oltre 200-300 km di distanza. Questo perché la luce emessa svanisce progressivamente muovendosi lungo la fibra fino a svanire. Sono stati vari i tentativi svolti nel corso degli anni per poter porre rimedio a questa problematica, ma nulla fino ad ora era stato scoperto. Pare che però il lampo di genio sia venuto a degli scienziati cinesi che in associazione con dei ricercatori austriaci sono riusciti a fare quello che fino ad ora era considerato impossibile. Ovvero un tipo di comunicazione di tipo quantistico che si spingesse oltre i 200-300 km standard di cui si è parlato prima. Dietro la scoperta ci sarebbe anche il merito di un satellite. Scopriamo come hanno fatto.
Chunli Bai, presidente dell’Accademia Cinese delle Scienze e Anton Zeilinger, presidente dell’Accademia Austriaca delle Scienze hanno tenuto un nuovo tipo di video conferenza. E’ accaduto quello che migliaia di studi sulla quantistica avevano cercato di produrre. Stiamo parlando di un tipo di comunicazione tra due estremi del mondo. Il tutto utilizzando la tecnologia quantica. Chunli Bai ha parlato da Pechino, mentre Anton Zeilinger ha parlato da Vienna. Nessun tipo di comunicazione quantica aveva raggiunto mai una distanza così elevata. Per permettere ciò gli scienziati si sono serviti di un particolare satellite cinese in orbita da agosto 2016. Il suo nome è Micius. Non c’è bisogno di dire che entrambi sono stati molto entusiasti di aver dato vita a quello che in molti non sono riusciti a fare. La faccenda è stata definita una vera e propria svolta della scienza. Oggi, una semplice videochiamata ha dimostrato l’importanza del potenziale innovativo delle varie ricerche” Sono state queste le parole del rettore dell’Università di Vienna,  Heinz Hengl. Era presente anche lui alla conferenza video che si è tenuta tra Pechino e Vienna e si è visto molto onorato nel partecipare ad un evento tanto importante per la storia della scienza. La prima dimostrazione pubblica della comunicazione a lunga distanza che sfrutta questo nuovo tipo di tecnologia quantica è arrivata poche settimane dopo che la Cina ha presentato una nuova rete di comunicazione quantistica a fibre ottiche di 1.240 miglia tra Pechino e Shanghai per i campi “militari, finanziari e governativi”. Per effettuare la videochiamata, i ricercatori hanno dovuto annunciare anche un nuovo computer quantistico che per quanto hanno sostenuto si è rivelato  24.000 volte più veloce rispetto ai computer analoghi progettati dalla concorrenza.

Tutti vogliono il potere della tecnologia quantistica

Secondo quanto emerso, sarebbero sempre in numero maggiore gli scienziati e le compagnie provenienti da Stati Uniti, Cina, Europa e Corea che stanno tentando di aggiudicarsi il settore della comunicazione quantistica. La lotta risulta essere molto dura per le ragioni che vi abbiamo già citato all’inizio dell’articolo. “La comunicazione quantistica è vista come una tecnologia volta a proiettarsi verso il futuro del settore delle telecomunicazioni.” E’ quello che ha dichiarato un rapporto dell’Accademia Cinese. Pare che gli scienziati siano convinti che questo tipo di tecnologia sarà impiegata in futuro per tutti i dispositivi di telecomunicazione. I fatti parlano chiaro, sono molti i paesi e le aziende che si stanno impegnando attivamente nello sviluppo di questa branca della fisica. Sono tutti molto interessati a padroneggiare nel settore perchè si è convinti che questi meccanismi saranno alle basi dei sistemi di telecomunicazione del futuro. Attualmente solo gli scienziati cinesi e austriaci sono riusciti a sviluppare qualcosa di davvero innovativo grazie anche al satellite Micius. Ma parliamo ora del dispositivo che ha permesso che questa videochiamata fosse possibile. Ovviamente ci riferiamo a Micius, il satellite di cui il nome è stato preso da un antico filosofo e scienziato cinese. Come abbiamo detto anche in precedenza, questo è stato messo in orbita dal governo cinese nell’agosto dello scorso anno. La sua distanza dalla terra risulta essere precisamente di 310 miglia. Micius contiene all’interno di esso un trasmettitore decoy-state QKD, una sorgente continua di fotoni e un analizzatore di teletrasporto quantico. A confermare i componenti del satellite rivoluzionario sono stati gli stessi ricercatori dell’Accademia Cinese delle Scienze.
Come funziona Micius

Il satellite trasmette un segnale attorno a tutto il globo usando l’intreccio quantico o creando coppie di fotoni che coesistono nello stesso stato quantistico. Anche a grandi distanze, i due fotoni saranno identici gli uni agli altri. I fotoni collegati permetteranno quindi di comunicare tra le due parti a patto che questi continuino a mantenere la stessa ed identica chiave segreta di accesso. Se questa cambia, la comunicazione si interrompe. La chiave, nel caso della video chiamata, è stato un protone polarizzato oppure una particella subatomica della luce con magnetismo modificato e spin sul suo proprio asse. Gli scienziati hanno definito il processo come un vero e proprio teletrasporto di qualcosa attraverso lo spazio. E’ stato così che nello stesso momento è stato possibile collegare Pechino e Vienna. Gli scienziati hanno anche spiegato che è impossibile intercettare questo tipo di trasmissione. Chiunque voglia “hackerare” le informazioni durante questo tipo di comunicazione dovrebbe prima di tutto osservare e cambiare la chiave segreta sfruttando le leggi della meccanica quantistica. Ciò però comporterebbe un problema per chi intercetta. Nel momento in cui la chiave viene cambiata, le due parti che sono in contatto, lecitamente, vengono avvertite dal cambio della chiave e di conseguenza vengono avvisate della presenza dell’intruso. Fin’ora questo tipo di comunicazione non è stato molto utilizzata proprio per limite di distanza che poteva raggiungere. La luce nella fibra veniva a dissolversi. In questo modo, spiegano gli scienziati, sarà possibile contattare qualsiasi punto della terra ad ogni tipo di distanza. Lo scambio di informazioni quantiche criptate sulle distanze intercontinentali non fa altro che rafforzare l’idea che il potenziale delle tecnologie di comunicazione quantistica sia davvero elevato e argomento fondamentale delle future ricerche. Quello fatto oggi, è uno dei passi più importanti che proiettano al futuro. Se le ricerche procederanno come dovuto si apriranno le porte di un futuristico internet basato sul meccanismo della quantistica.” Sono state queste le parole del presidente dell’Accademia Austriaca delle Scienze.
L’Accademia Cinese delle Scienze così come anche l’Accademia austriaca delle Scienze si ritengono molto soddisfatte del lavoro svolto. Se da una parte gli scienziati austriaci pensano di aver creato qualcosa di innovativo che può aprire le porte al futuro, dall’altra parte gli scienziati cinesi sono molto entusiasti perchè pensano che con questa scoperta il loro paese potrebbe diventare uno tra i principali competitor del settore tecnologico. D’altra parte, il governo cinese ha tenuto a precisare che il risultato ottenuto dimostra come il paese più popoloso al mondo sia sulla pista giusta per diventare un potente leader tecnologico mondiale. La Cina ha effettuato grossi passi in avanti nelle varie industrie manifatturiere all’avanguardia. Tra queste figurano quella aerospaziale, nucleare e ferroviaria ad alta velocità. Queste saranno solo le basi per la costruzione di qualcosa che sarà in grado di competere con tutti i settori analoghi sparsi nel mondo, se la Cina continua a procedere di questo passo, la trasformazione della sigla (vista male da tutti) “Made in China” in “Designed in China” (sicuramente più apprezzata) sarà solo una questione di tempo. E’ questo quello che ha affermato l’Accademia Cinese delle Scienze in un comunicato al China Daily.
 



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